Quando ero adolescente mi succedeva sempre non appena entravo in palestra, già cambiata, e incominciava l’allenamento di pallavolo: per un’ora e mezza i miei pensieri giravano solo e unicamente attorno alla palla.
Poteva succedere di tutto al di fuori di quella palestra, per me ciò che contava era solo non far cadere quel pallone.
Ero totalmente assorta in quello che per me era molto di più di uno sport. La pallavolo era infatti il mio rifugio e la mia squadra una seconda famiglia.
Ieri ho riscoperto il piacere di essere tanto immersi in un’attività da sentirsi come in una bolla, isolati da tutto il resto.
Da un mese stiamo ristrutturando la nostra nuova casa e negli ultimi giorni abbiamo tolto la tappezzeria in una stanza. Era originariamente verniciata di un verde improponibile, almeno per i nostri gusti dato che quello spazio sarà destinato a diventare il nostro ufficio e quel verde era tutto fuorché sobrio.
Volevamo finire di togliere il colore ieri per iniziare oggi a tappezzare e, una volta asciugato il tutto, riverniciare ma di bianco. Avevamo dunque un obiettivo e sapevamo che non ce ne saremmo andati se non avessimo finito. Abbiamo iniziato alle 10:00 a grattare via la tappezzeria con la spatola e, quando per la prima volta riemersi dalla mia concentrazione pensando a che ore fossero, l’orologio segnava già le 15:00. È stata una bella sensazione riscoprirmi così assorta in quel compito tanto da dimenticare tutto il resto.
Lo colgo solo io un parallelismo alla fine di questo testo o lo sostenete anche voi che la spatola è diventata oggi quella che una volta era per me la palla? Ogni età ha il suo giocattolo… No dai!