Li ho conosciuti all’Afrika Festival di Würzburg dove li ho sentiti cantare diverse volte. Wally e Amy Warning sono un padre e una figlia che quando cantano riescono ad accogliere chi ascolta nella loro dimensione famigliare. La loro canzone Live to love a me ricorda cosa sia veramente importante nella vita perché l’amore è l’unico mezzo per rendere questo mondo un posto sicuro. Buon ascolto.
A me lui piace, sarà che sono donna e per definizione faccio parte del suo pubblico. In questa intervista parla tanto e bene: del non dimenticarsi di se all’interno di una coppia, della positività e della gratitudine. Pensieri vivaci che fanno trasparire Una gran voglia di vivere. Fabio Volo sul canale YouTube di La Repubblica chiacchiera con Giulia Santerini: 38 minuti che volano.
Succede anche a voi quando ascoltate una canzone che, a ogni verso, vi venga in mente un momento particolare della vostra vita?
Ecco questo è quel che mi succede ultimamente con la canzone Siamo chi siamo di Ligabue. Per di più, per me è incredibile come questo cantante riesca ancora oggi a toccare le corde più intime dei miei pensieri. Da adolescente ascoltare Ligabue per me era come un’ossessione: nel mio walkman, nel mio lettore cd e poi nei miei lettori mp3 collezionavo le sue canzoni. Le ascoltavo in ogni momento libero, in particolare camminando.
Le mie compagne di classe delle superiori mi prendevano in giro perché, non appena uscita da scuola, camminavo velocemente verso la fermata del bus. In realtà io mi facevo guidare dal ritmo delle canzoni del Liga e per questo “tarellavo”.
A ricordo di tutto ciò che per me Ligabue rappresenta e di quello che a me fa venire in mente mentre canta, condivido qui il video di Siamo chi siamo:
Come sempre per rimanere in esercizio con le traduzioni vi propongo oggi una canzone che ultimamente sento spesso. Mi fa pensare a una fase recente della mia vita nella quale nella mia testa pioveva ininterrottamente. Spero che queste parole possano aiutare tutti coloro i quali si trovano in un momento di difficoltà del quale fanno fatica a vedere la luce in fondo al tunnel.
Song for you – Alexi Murdoch
Così oggi ho scritto una canzone per te perchè un giorno può diventare così lungo e io so che può essere difficile farlo passare quando dici che c’è qualcosa che non va
Così sto cercando di metterla a posto perché voglio amarti con il mio cuore e tutti questi tentativi mi mettono in difficoltà e io non so neanche da dove cominciare
Forse questo è l’inizio
Perché io so che è un gioco facile che tu giochi a riempire la tua testa con la pioggia e sai di nasconderti dal tuo dolore nello stesso modo in cui dici il tuo nome
E io ti guardo nascondere la faccia tra le tue mani volare così da non atterrare tu pensi che nessuno possa capire che nessuno capisca
Così incurvi le tue spalle e agiti le tue mani e la tua gola fa male ma tu imprechi nessuno ti fa male, nulla può essere triste in ogni caso tu non sei qui abbastanza per interessartene
E sei così stanca che non dormi la notte e il tuo cuore sta cercando di guarire tu lo lasci tranquillo ma pensi che tu possa scomparire prima della fine
Ed è strano che tu non riesca a trovare la forza di provare a trovare una voce che parli alla tua mente quando ci provi, tutto quello che vuoi fare è piangere
Ecco, forse dovresti piangere
E ti guardo nascondere la faccia tra le tue mani parlare di terre lontane tu pensi che nessuno capisca, ascolta le mie mani
E tutto di questa vita ruota intorno a te nonostante tutto ciò di cui ti lamenti sei ancora lì ti stai muovendo anche tu ti stai muovendo anche tu ti stai muovendo anche tu mi muoverò con te
Durante il loro concerto alla Liederhalle di Stoccarda nel gennaio del 2017, ho scoperto che il cantante di AnnenMayKantereit ha scritto la canzone ‘Oft gefragt‘ (Ti sei chiesto spesso) dedicandola a suo padre. Ovviamente, quando l’ha raccontato, io mi sono emozionata perché a me quei versi sono piaciuti fin da subito e io in quel testo, cantato dalla voce profonda di Henning May, ci ho sempre rivisto il mio di papà. Oggi allora ho deciso di tradurre questa bella canzone e di condividerla con voi.
Ti sei chiesto spesso – AnnenMayKantereit
Tu mi hai vestito, svestito, cresciuto e ci siamo trasferiti, io ti ho mentito: Non prendo alcuna droga e a scuola ci sono addirittura andato
Ti sei chiesto spesso cosa mi distrugga io non volevo che tu lo sapessi Eri a casa da solo e sentivi la mia mancanza e ti sei chiesto cosa fossi tu per me e ti sei chiesto cosa fossi tu per me
La mia casa sei sempre e solo tu La mia casa sei sempre e solo tu
Mi sei venuto a prendere e mi hai portato ti sei svegliato nel mezzo della notte a causa mia a questo ho pensato così spesso nell’ultimo periodo
Siamo stati a Praga, Parigi e Vienna nella Bretagna e a Berlino ma non a Copenaghen Ti sei chiesto spesso cosa mi distrugga e io ho smesso di pormi questa domanda
Eri a casa da solo e sentivi la mia mancanza e ti sei chiesto cosa fossi tu per me e ti sei chiesto cosa fossi tu per me
La mia casa sei sempre e solo tu La mia casa sei sempre e solo tu
Io non ho una patria, ho solo te Tu sei per me la mia casa e lo sarai per sempre Tu sei per me la mia casa e lo sarai per sempre Tu sei per me la mia casa e lo sarai per sempre Tu sei per me la mia casa e lo sarai per sempre Tu sei per me la mia casa e lo sarai per sempre Io non ho una patria, ho solo te Tu sei per me la mia casa e lo sarai per sempre
Off-concrete, giù dalle mura, così è intitolata la mostra di Christoph Ganter, in arte Jeroo, allo Stadtpalais di Stoccarda.
In una sala al piano terra di quella che era una volta la biblioteca di Stoccarda si possono ammirare le opere dello street-art-artist realizzate su metallo, tela e cartone e dipite rigorosamente con la bomboletta.
Il titolo di questa mostra, che è possibile visitare tutti i giorni dalle 19:00 fino al 23 marzo a ingresso libero, sta a simboleggiare lo sviluppo artistico di Jeroo: dalla street art ai vernissage. I murales di Ganter abbandonano così le stazioni ferroviarie, le scuole, i palazzi e i pilastri di ponti per essere esposti a modi quadri in un museo. Si riducono di dimensioni ma mantengono però lo stile liberty e la loro viva combinazione di colori.
Christoph Ganter, la cui fama va oltre i confini tedeschi, di mestiere fa l’insegnante. Già a a dodici anni iniziò a dipingere con la bomboletta murales perfezionando la sua tag. Nel corso degli ultimi 25 anni i suoi murales sono diventati così inconfondibili che la Ferrovia Tedesca, la Deutsche Bahn, gli ha commissionato la decorazione di alcune sue stazioni a Stoccarda come la Nord Bahnhof, la stazione nord e quella di Sommerrain.
Jeroo ha anche pubblicato un libro per insegnare ai ragazzi a destreggiarsi con la bomboletta non imbrattando i muri ma coltivando una passione. Il libro è stato tradotto anche in italiano: si intitola Graffiti School – Il manuale dello studente ed è ordinabile su Amazon.
Il 23 marzo, in occasione della Lange Nacht der Museen, la lunga notte dei musei, Ganter farà da guida nella sua esposizione e offirà ai visitatori la possibilità di assistere a un live-act.
Sono sul balcone, è venerdì pomeriggio e non sono in ufficio. Sono uscita da lì a mezzogiorno. Perché?! Oggi era il mio ultimo giorno.
Sì, dopo due anni e un mese ho deciso di lasciare la mia azienda e il suo settore ma questa decisione l’ho presa già tanto tempo fa.
A marzo a essere precisi: mese nel quale ho dato le mie dimissioni.
Oggi ho rispettato il preavviso e ho preso l’ultima mezza giornata di ferie.
Ho portato qualcosa per i miei colleghi, parlato con tutti e ringraziato. Sono uscita salutando a mio modo e sentendomi felice mentre, chiudendo quella porta, entravo nel mio tanto sognato futuro. È da qui che ora scrivo, da questa sedia sul balcone con lo smartphone in mano.
Scrivo come un fiume in piena, sì, perché è questo che sono sempre stata. Ecco che però il fiume arriva un certo punto al mare e sfocia.
Il mio mare oggi si chiama fine settimana e da lunedì invece sarà un’azienda diversa che opera nel settore del marketing e della comunicazione. Il mio settore insomma: quello che a me piace fare da sempre.
Inizio oggi una nuova tappa ma sono molto grata di aver potuto collezionare un’esperienza come quella vissuta da Telelingua a Stoccarda. Sono grata per ogni persona che lì ho conosciuto e che mi ha accompagnata in questi due anni. Sono grata soprattutto per coloro che in me hanno visto qualcosa e mi hanno scelta per fare un lavoro che a me in realtà è piaciuto molto.
Buon fine settimana: il mio sarà sicuramente ricco di belle emozioni, il vostro spero altrettanto.
Sul concerto di Jovanotti non mi sento all’altezza di scrivere qui una recensione. Sono solo in grado di affermare di essere grata per aver assistito a questo spettacolo anche se, in realtà, non stavo troppo bene. Ho passato però due ore che mi hanno fatto provare qualcosa che assomigliava un po’ al big bang.
Questo è quello che ci racconta il dottor José Pablo Werba del Centro Cardiologico Monzino di Milano nel video seguente.
Io a questo medico sono particolarmente affezionata perché ha seguito il mio papà per diversi anni affezionandosene. Veniva infatti spesso a trovarlo a casa quando, durante i suoi lunghi giri in bicicletta, passava per Gaggiano.
Credo che ognuno di voi possa riconoscere nei suoi occhi e nelle sue parole la bontà d’animo che secondo me lo caratterizza.
Il tema di questo libro è l’emigrazione dei giovani italiani all’estero trattato però dal punto di vista dei loro genitori. A me l’articolo ha fatto un po’ sorridere anche se, in realtà, ruota attorno alla mancanza di prospettive per i giovani in Italia che,di per sé, è un tema piuttosto amaro.
Io sono dell’opinione però che non tutti i giovani che emigrano siano unicamente mossi dalla poca o mala offerta lavorativa italiana. Credo che un ruolo più importante giochino la voglia di immergersi in una realtà differente apprendendo o migliorando una lingua straniera, il desiderio di avventura così come la volontà di vivere una vita indipendente e fuori dagli schemi imposti dalla società. Dove nasci in fondo non lo puoi decidere ma dove e come vivere sì.