13

A 13 anni inizia l’adolescenza, quindi questo vuol dire che sei un adolescente, caro Paolo. Io non sono preparata: stai crescendo troppo in fretta.
Ricordo ancora 13 anni fa la telefonata del tuo papà che mi diceva che eri nato dopo una notte di travaglio. Io, allora, lavoravo come receptionist in un’azienda multinazionale americana. Non proprio il lavoro della mia vita ma l’ho sempre svolto con metodo e umiltà. Ti ho conosciuto tre giorni dopo e mi sono innamorata immediatamente di te che avevi gli occhi blu ed eri minuscolo.
Non sono mai riuscita a festeggiare il tuo compleanno con te di persona perché, quando hai compiuto un anno, mi stavo preparando per il mio colloquio da 1&1 a Karlsruhe iniziando, pochi giorni dopo, la mia più grande avventura.
Quest’anno però è diverso: vengo settimana prossima a festeggiarti e a darti tanti baci sulle orecchie, invece di tirartele.
Tanti auguri caro Paolo, sono grata e orgogliosa di essere tua zia.

Questa foto me l’hanno fatta al lavoro, come vedi in Germania si lavora duro!

Di nuovo in pace

Nel 2021, quando mi sono trasferita a Weil der Stadt, ho preso una decisione importante: sono uscita dalla Chiesa Cattolica. Ho sbrigato questa pratica al comune che ha inviato un’informazione alla chiesa della mia nuova città. Il parroco allora mi scrisse per chiedermene i motivi. Io non gli risposi.
Sono cresciuta con un’impostazione cattolica, ho fatto tutto il percorso e la fede per me è stata sempre importante. Mio padre era molto credente e fino al suo ultimo giorno ha vissuto la fede in modo attivo. Io credo in Dio, che per me è rappresentato nella forza della Natura e dell’Universo, e credo nei valori cristiani. Sono uscita dalla chiesa perché quella tedesca non mi rappresenta: ci vanno prevalentemente solo gli anziani, cantano canzoni con l’organo e non se ne capisce il testo e viene finanziata direttamente dai fedeli tramite tassa diretta sullo stipendio di ogni mese.
Faccio ancora fatica oggi a fare pace con me stessa per la decisione che ho preso e da allora provo difficoltà a relazionarmi con il mio lato spirituale. Ho passato un periodo nel quale mi sentivo persa sotto quel punto di vista. Mi sono ritrovata però nella meditazione.
Ieri sera mi è successa una cosa particolare: stavo meditando e a un certo punto, mossa dalle parole dell’insegnante di meditazione, ho iniziato a cantare nella mia mente il ‘Ti ringrazio mio Signore’, una canzone che io collego alla mia infanzia in chiesa. Mi sono sentita in un attimo come in una pace di sensi, come se qualcosa scollegato da tempo fosse ricomparso. Ho fatto poi attenzione al testo del ritornello di questa canzone e lo trovo davvero molto bello e pieno di speranza: mi sono riproposta di cantarlo a mente quando mi sento insicura. Lo condivido qui sotto qualora non lo conosceste o non ve lo ricordaste:

Ti ringrazio mio Signore
non ho più paura, perché,
con la mia mano nella mano
degli amici miei,
cammino fra la gente della mia città
e non mi sento più solo;
non sento la stanchezza e guardo dritto
avanti a me,
perché sulla mia strada ci sei Tu.

Per me racchiude un messaggio positivo: condividere la propria vita con gli amici rende più forti e meno soli perché mossi da una forza divina durante il nostro cammino.

Stoccarda vista dal Monte Scerbellino

Un odore che per me è profumo di casa

Oggi, uscendo dal lavoro, l’ho respirato subito. Gerlingen, la cittadina dove lavoro alle porte di Stoccarda, è circondata dalla campagna e, quando ho aperto la porta della mia azienda per uscire, l’odore di campi concimati mi è entrato nelle narici.

Lo so, è un odore forte, però per me è un profumo. Anche Gaggiano, il paese in provincia di Milano da cui provengo, è immerso nelle campagne e ho imparato fin da bambina ad amare quell’odore di concime. Sa semplicemente di casa.

La mia professoressa di Geografia economica alle superiori diceva che a partire da Gaggiano inizia la provincia bella di Milano quella agricola. Io non posso che confermare questa sua tesi: per me Gaggiano è sempre stata la mia oasi felice.

Se c’è un odore in grado di calmare i miei sensi è proprio quello dei campi. Non c’è niente da fare: sono e rimango una ragazza di campagna.

La campagna di Gerlingen, vicino a Stoccarda

Non è sempre facile

Chi ha scelto di vivere lontano dal luogo dove è cresciuto probabilmente si ritroverà in queste parole.

Quando a febbraio 2012, in otto giorni, presi la decisione di trasferirmi e lavorare a Karlsruhe, in Germania, non mi era del tutto chiaro cosa questa scelta implicasse.

Ricordo che i primi otto mesi li trascorsi così concentrata a superare il periodo di prova da 1&1 che non sentii la necessità di ritornare a Gaggiano, il mio paese di origine nella provincia di Milano. Le mie migliori amiche di sempre, allora, mi fecero la sorpresa più grande e più bella che io abbia mai ricevuto e affrontarono un viaggio a stretto contatto per arrivare a citofonare un nevoso sabato di fine ottobre al portone del mio appartamento condiviso. Avevano organizzato tutto senza dirmi niente e io mi sentii così felice di averle nella mia nuova realtà di vita.

La vita qui con gli anni mi ha regalato persone ed esperienze nuove che mi hanno arricchito il cuore. Mi ha tolto a 27 anni però una persona così importante come mio padre e affrontare la sua perdita da sola e lontana dai miei famigliari è stata un’esperienza a sé. Sul mio 27esimo anno di vita potrei scrivere un romanzo: è stato l’anno più brutto e più bello della mia vita. Ho perso papà e ho trovato un compagno di vita.

La lontananza non mi permette di essere presente nella vita dei miei nipoti né tanto meno di instaurare un rapporto profondo con i figli delle mie più care amiche. Sono la zia e quell’amica della mamma che si vede due o tre volte l’anno. Sì, perché col tempo ho dovuto imparare che le vacanze dal lavoro sono un momento di riposo, scoperta e rigenerazione e il tornare a casa durante quei giorni costa molta energia. Io desidero vedere tutti e tutti desiderano vedere me così che i rientri richiedono un vero e proprio talento nel project management.

La mia strada qui in Germania è stata scossa diverse volte dal terremoto di una malattia che mi accompagna da quando ho 19 anni e con cui ho imparato a convivere qui, in un’altra lingua e lontana da certi affetti che mi avrebbero reso il percorso forse un po’ più leggero.

La strada che ho scelto è la mia, mi è costata molto ma mi riempie di orgoglio. Non è sempre facile mantenere questa scelta e ci sono giorni, non ultimo questo martedì, nei quali mi viene in mente di mandare tutto all’aria. Non lo faccio e non credo sarei mai in grado di farlo perché so quanta fatica ci ho messo per arrivare dove sono oggi.

La vita è fatta di scelte importanti che ci conducono a diventare adulti. Non voglio affermare che non si debba tornare indietro sui propri passi, perché a volte fare un passo indietro significa farne due in avanti. La mia scelta però di vivere in Germania è per me indiscutibile, non sono in grado di immaginarmi altrove. Provo però sempre una certa nostalgia quando qualcuno racconta di aver passato la serata o il weekend nella sua città di origine con famiglia e amici di sempre. Per me questo non è così a portata di mano.

Della scelta presa a cuor leggero 11 anni fa posso oggi affermare di esserne più consapevole. La mantengo e ne sono grata, anche se a volte mi risulta difficile, onorando i sacrifici compiuti finora: non sono definitivamente stati invano.

Così mi piace immaginare sia la mia strada di vita

Riconoscersi

Essere in un supermercato in una cittadina alle porte di Stoccarda mai visitata fino a oggi e vedere alla cassa una coppia imbustare la spesa in delle buste gialle con sopra scritto Esselunga. Riconoscersi in quanto italiani e forse anche lombardi. Sentire un senso di appartenenza che, dopo dieci anni di vita in Germania, tuttavia permane.

La busta gialla di Esselunga: inconfondibile

Camminare tra i campi

A me, che vengo da un paese di campagna a partire dal quale, a mio parere, la provincia sud-ovest milanese inizia a essere di una bellezza particolare, camminare tra i campi infonde una tranquillità di spirito.

A Gaggiano, il mio paese di origine, si cammina tra le risaie a Weil der Stadt invece, la città vicino a Stoccarda dove vivo da quasi un anno, ci sono campi di patate.

Camminare in campagna permette di osservare il ciclo della natura e i tempi dell’agricoltura. In Germania si possono inoltre ammirare le differenti tonalità di verde e di marrone nel paesaggio circondante. A me questo calma l’animo e meraviglia ogni volta.

Ieri c’era un bel sole e una temperatura piacevole e noi ne abbiamo approfittato per iniziare l’anno nuovo con una tranquilla passeggiata tra i campi e le colline intorno a Weil der Stadt, in direzione della sua frazione Schafhausen. Non potevamo scegliere modo migliore per incominciare il 2022.

I campi tra Weil der Stadt e Schafhausen

Una gita al Blautopf

Ieri dopo tanto tempo siamo andati a fare una gita fuori porta con alcuni amici e abbiamo visitato Blaubeuren, una cittadina molto caratteristica del Baden Württemberg. A rendere Blaubeuren così speciale è il suo lago Blautopf, che in italiano significa ‘pentola blu’. Il lago deve il suo colore blu alla densità delle particelle di calcare presenti nell’acqua. A seconda della luce il colore del lago varia di intensità.

Tante leggende e racconti cercano di spiegare le origini del colore del lago, quella che a me piace di più è che il suo colore caratteristico dipenda dal fatto che ogni giorno qualcuno versasse un secchio di inchiostro nella sorgente. 

Visitare il Blautopf è un must per chi vive in Baden Württemberg ed è anche una bella occasione per fare una camminata nel bosco che lo circonda allontanandosi un po’ dalla folla di turisti che il lago attrae.

Il Blautopf di Blaubeuren

In mancanza di una passione che ho tenuto fin troppo privata

Quando ero ragazzina se c’era una cosa su cui non mi esponevo era sulle canzoni che mi piacevano. Non permettevo a nessuno di ascoltare il mio walkman, lettore cd o mp3.

Non so perché ma è come se un po’ le custodissi e le nascondessi in modo delicato come si fa con un uovo.

Forse in realtà il motivo lo so benissimo: avevo paura di essere giudicata in base a ciò che ascoltavo.

Quando tutte le mie coetanee guardavano e ascoltavano le canzoni in inglese che andavano di moda su MTV e canali simili io mi ammorbavo ascoltando Ligabue, Jovanotti, gli Hanson, i The Calling, i Negrita e Daniele Silvestri. Scrivo apposta ammorbavo perché li ascoltavo a ripetizione e anche perché un po’ ascoltandoli abbinavo un mio film personale ai loro testi. Insomma davo un significato personale a ogni verso delle loro canzoni.

In Germania si usa ascoltare musica a volume molto alto, in Italia io invece, nei miei giovani anni, ero solita cantare a volume molto alto le canzoni che mi appassionavano. Tutto ciò non sempre suscitava piacere nei miei vicini di casa.

La scorsa settimana ho richiesto il rimborso dei biglietti acquistati per andare a sentire e a vedere Ligabue dal vivo a Stoccarda. Il concerto si sarebbe dovuto svolgere nel maggio del 2020, era stato rinviato in seguito a quest’anno e poi annullato per ovvi motivi che ruotano unicamente attorno al Covid19, come potrete ben immaginare.

Sarebbe stata per me la prima volta dal vivo: come questo sia possibile non me lo so spiegare neanche io.

Quando abitavo in Italia ho sempre avuto un po’ di rispetto dei concerti dal vivo. Da quando vivo in Germania ho imparato ad amarli e a viverli in modo puro.

Prima quello che mi tratteneva era che magari la gente potesse sentire l’artista in maniera differente dalla mia. Lo so è una cosa strana da ammettere ma per me la musica rimane ancora un po’ un evento personale, anche in tempi di Spotify dove ognuno può seguire le playlist di chiunque altro.

Tutto ciò un po’ mi fa sorridere in modo amaro. In passato mi trattenevo dal comprare biglietti per concerti di artisti che mi piacevano e adesso invece non mi resta che augurare a Ligabue di pensare presto di tornare a Stoccarda e a tutti noi di liberarci di questo virus. Quest’ultimo è proprio ingiusto perché attacca gli eventi belli delle nostre vite e lo fa in un modo subdolo, semplicemente privandocene. Non è mia intenzione lamentarmi però un po’ lasciatemelo fare.

Niente di più ma [soprattutto] Niente di meno

Poesia di Haemin Sunim [traduzione e titolo di Angela Fradegradi]

Una fettina di mela in un contenitore per la colazione

contiene l’intero universo.

Alberi, luce del sole, nuvole, pioggia, terra,

aria e il sudore di un contadino – tutto ciò

è contenuto lì dentro.

Il furgone da trasporto, benzina, un mercato,

del denaro, il sorriso della cassiera – tutto ciò vi è

lì dentro.

Un frigorifero, un coltello, un tagliere, l’amore

della mamma – tutto ciò vi è lì dentro.

Tutto al mondo è sostituibile e tutto è

interdipendente.

E adesso immaginati, tutto quello che è esiste

dentro di te.

L’intero universo risiede in noi.

N.d.T. Lo sapevate che i traduttori [e gli interpreti] muovono il mondo? Abbiatene cura.