Esserci

Se qualcosa dovesse accadermi, voglio essere presente.

Albert Camus

Essere presente con me stessa è un’arte che non sempre ho posseduto e su cui mi sto concentrando particolarmente da un anno a questa parte. Mi permette di mantenere il mio equilibrio e di avere un legame più costruttivo con me stessa.

Inizio le mie giornate chiedendomi innanzitutto come sto e adattando le mie attività di conseguenza rispettando ciò che mi sono prefissata ma modificandone il carico o il momento durante la giornata nel quale lo svolgo.

In passato tendevo ad alternare periodi in cui forzavo troppo la corda a periodi nei quali mi lasciavo andare e questo perché non ero connessa con la mia anima e con il mio spirito.

Essere presente con me stessa è per me diventato ora di cruciale importanza. Non fare accadere la vita ma esserne parte attiva, avendo una narrativa positiva con me stessa, mi aiuta a sentirmi meglio. Ho imparato a priorizzare alcune attività che so che mi fanno bene ma anche a spostarle nell’arco della giornata se non mi sento nella condizione giusta per svolgerle quando le avevo prefissate.

Il tutto senza sensi di colpa perché sono consapevole che non c’è altro giudice a giudicarmi che io stessa. Allora perché non volersi bene da subito e non vivere a pieno il proprio viaggio?!

Be grateful for your body

During the last period, in my daily gratitude practice, I’m reflecting a lot about how grateful I am for my functioning body.

We only tend to notice how good our body worked when something is wrong with it and we get, for example, injured or sick. Furthermore we are always too negative about our body shape and we wish we were thinner or fitter.

What we forget is that our body hosts us and gives us the possibility to do and reach whatever we want. We can walk, spring, drive, carry heavy things and exercise. Its health is not something we should take for granted.

So be grateful for your body, honor it and be gentle with it: after all it gives your mind a place to be without setting any condition.

Our body gives us its unconditionate presence.

Scegliere in modo consapevole

Dalla pratica della consapevolezza ho imparato che fare qualcosa che non ci fa sentire bene, se scelto consapevolmente e praticato in modo controllato, può portare a un risultato positivo.

Io da un po’ di tempo fatico a concedermi del riposo senza sentirmi in colpa di non usare il mio tempo in modo più produttivo. Nell’impormelo mi ricordo che anche io ho diritto al dolce far niente per riprendere fiato e a funzionare in modo normale. Il problema però è proprio questo: quando mi concedo del riposo mi risulta difficile ricominciare a funzionare in modo normale. È come se mi arrugginissi.

Ieri pomeriggio, complice la giornata festiva, ci ho riprovato: mi sono sdraiata sul divano e ho guardato due film su Netflix. Il risultato?! Misto: ho avuto inizialmente dei sensi di colpa che sono poi scomparsi quando mi sono ripetuta che la mia scelta di riposare era consapevole. Addirittura nel mezzo del secondo film è cresciuta la mia motivazione nell’intraprendere un altro tipo di attività meno passiva una volta finito di guardarlo. Mi sono ritrovata così a funzionare in modo normale senza quella sensazione di essere arrugginita.

Scegliere in modo consapevole ci porta a sentirci in pace con noi stessi anche quando ci concediamo qualcosa di insolito perché quello che compiamo è frutto di una decisione ponderata che saremo in grado di motivare anche davanti al giudice più severo che esiste: la nostra coscienza.

Una frase di Eckhart Tolle condivisa da Calm su cui rifletto

I’m enough and I do enough

It is very difficult for me to say to myself this sentence and to truly believe in the message it carries.

All began when I was 13 and I passed the final exam of the middle school with an A-. After I was informed about the result, I remember that I went happily home and told my father about it. His reply changed the way I started seeing myself and my achievements, he told me: “And why didn’t you get A+?”. I got upset about him not being proud of me and my result and started doubting about my means.

I know probably he didn’t mean it as I interpreted it and just wanted me to do always my best but this question brought me to think my performance were not enough.

“It is always possible to do more”, a dear friend once told me but to accept and be happy with what you achieved through your hard work is one of the real secrets of life.

I’m enough and I do enough, I’m committed to my life and try everyday to do my best for me and for the people I care about, some days with better results than others.

We have to be gentle to ourselves: we are all human beings and perfection isn’t one of our characteristics by default.

A gentle reminder in the Calm App

The three types of wisdom

By Tamara Levitt

Today I would like to talk about wisdom. There are three different type of wisdom. The first is wisdom we hear from others, perhaps in a conversation where someone impart the truth. Then there is intellectual wisdom: when we go further into intellectual understanding perhaps by reading a book or taking a course. Finally there is the third type of wisdom when we experience insight and truth first hand for ourselves: this is experiential wisdom.

I’ll share a simple example of how S. N. Goenka describes the three type of wisdom from the perspective of being in a restaurant environment. First wisdom heard: this is when a friend recommend a restaurant and we read positive reviews. We have a favorable impression and decide to make a reservation. The next level of wisdom is deeper where we gain intellectual understanding, we show up, get seated and browse the menu. As a server passes by we see the delectable dishes, our mouth waters and our tummy grouses. Last and third type of wisdom occurs when we receive our food. We taste and know it’s good for ourselves: this is experiential learning, applied wisdom. This third type of wisdom is the most powerful, the one that leads to transformation and liberation. Wisdom that arise through our own experience.

As Confucius said: “I hear and I forget, I see and I rememeber, I do and I understand”.

The Spark – la nuova scintilla di Calm

Ho scritto molte volte della mia app di meditazione Calm e oggi voglio raccontarvi di una nuova rubrica al suo interno. Si chiama The Spark, la scintilla, e ha fatto già breccia nel mio cuore.
The Spark offre la possibilità di ascoltare brevi interviste, di circa 10 minuti, moderate da Steve Goldbloom. Ogni settimana sono disponibili nuovi contenuti e quelli caricati in precedenza rimangono comunque online. The Spark si ripropone di donare agli ascoltatori una nuova prospettiva portandoli a riflettere su determinati temi che ruotano attorno alla consapevolezza di se e degli altri. Nelle sue puntate Steve Goldbloom intervista atleti, imprenditori o leader e queste conversazioni regalano a chi ascolta sia motivazione che saggezza rafforzandone lo spirito.
Come Tamara Levitt, che è la voce che conduce le sessioni di meditazione di Calm, anche Steve Goldbloom si racconta senza molti filtri mentre parla con i suoi interlocutori ed è stato proprio questo a catturarmi. Di Calm infatti a me piace molto questa caratteristica: chi modera i suoi contenuti sono persone normali che si descrivono in modo aperto apparendo così sincere e credibili nelle loro affermazioni.
L’unico punto debole, se proprio devo trovarne uno, è che The Spark sia disponibile solo nella app e non sul sito web. Ho letto però che Calm sta lavorando per offrire questo servizio anche dal browser.

Uno screenshot della rubrica The Spark di Calm

Dire di no ai pensieri negativi ringraziandoli

Meditare usando la app Calm lasciandomi guidare dalla voce di Tamara Levitt è una pratica che cerco di svolgere ogni giorno. Mi aiuta a calmare il flusso dei miei pensieri. Di solito lo faccio la sera: mi siedo sul mio cuscino arancione davanti alla finestra che da sul nostro balcone, butto un occhio verso la torre della televisione di Stoccarda e, quando mi accorgo che il mio mondo è in ordine, chiudo gli occhi e mi concentro sul mio respiro.
Ogni giorno la app offre la possibilità di riflettere su un tema differente meditando. La scorsa settimana Tamara Levitt ha illustrato la “No, thank you meditation” che è una delle mie pratiche preferite che cerco di implementare di più nel mio quotidiano. In poche parole si tratta di riconoscere i pensieri negativi, le preoccupazioni e le tendenze della nostra mente a buttarci giù, ringraziarli e rimandarli via dicendogli silenziosamente “Grazie ma non adesso”.
La ricerca di fonti di pericolo ha permesso all’uomo di sopravvivere fino ai nostri giorni. La nostra mente tende spesso a vagare ancora oggi perdendosi in pensieri negativi e creando problemi senza che ve ne sia la necessità. Questo risulta essere controproducente perchè non ci permette di godere in modo spensierato del presente. Perciò la “No, thank you meditation” è uno strumento utile per non permettere alle nostre preoccupazioni di prendere il sopravvento sulla nostra vita. Nel ringraziarle riconosciamo la loro importanza ma è nel dirgli di no che scegliamo di concentrarci sul nostro momento attuale.
Calm