Non è la felicità a renderci grati, è la gratitudine che ci rende felici.
David Steindl-Rast
Spesso ci rifugiamo in spirali di pensieri negativi perché ci appaiono più comode. È più facile lamentarsi e avere qualcosa di cui essere scontenti che lavorare sodo per migliorare la nostra condizione. La negatività attrae altra negatività e, senza accorgercene, ci troviamo intrappolati in un luogo buio senza via di uscita. Siamo lì ad autocommiserarci incapaci di uscirne.
Fare luce su ciò che di positivo abbiamo nella nostra vita può aiutarci a viverla in modo più consapevole. Praticare in modo sano la gratitudine ci può supportare nel nostro percorso verso la felicità. Non dare per scontato le cose che abbiamo raggiunto, le persone che abbiamo intorno e il benessere in cui viviamo è la chiave per uscire dal buio della scontentezza.
Ci sono diversi metodi nei quali praticare la gratitudine. Tamara Levitt di Calm, ad esempio, parla spesso del suo Gratitude Count Down, un gioco che ha inventato con un suo amico. Il gioco consiste nell’elencare alla rovescia ad alta voce dieci cose per cui si è grati. Io, invece, tengo da tre anni un diario della gratitudine nel quale ogni giorno elenco dieci cose per cui sono grata. Lo ammetto, non mi risulta sempre semplice ma riesco a ritagliarmi ogni giorno un momento per questa pratica e trovare sempre dei punti da elencare. Quando ho terminato mi sento meglio di quando ho incominciato perché ho messo a fuoco quello che di bello caratterizza la mia vita.
Essere felici è una scelta e la gratitudine è uno strumento che ci permette di compierla.
Al Christmas Garden dello zoo di Stoccarda hanno messo luce su delle belle forme
Today I would like to talk about wisdom. There are three different type of wisdom. The first is wisdom we hear from others, perhaps in a conversation where someone impart the truth. Then there is intellectual wisdom: when we go further into intellectual understanding perhaps by reading a book or taking a course. Finally there is the third type of wisdom when we experience insight and truth first hand for ourselves: this is experiential wisdom.
I’ll share a simple example of how S. N. Goenka describes the three type of wisdom from the perspective of being in a restaurant environment. First wisdom heard: this is when a friend recommend a restaurant and we read positive reviews. We have a favorable impression and decide to make a reservation. The next level of wisdom is deeper where we gain intellectual understanding, we show up, get seated and browse the menu. As a server passes by we see the delectable dishes, our mouth waters and our tummy grouses. Last and third type of wisdom occurs when we receive our food. We taste and know it’s good for ourselves: this is experiential learning, applied wisdom. This third type of wisdom is the most powerful, the one that leads to transformation and liberation. Wisdom that arise through our own experience.
As Confucius said: “I hear and I forget, I see and I rememeber, I do and I understand”.
Today I share with you a story that Tamara Levitttold during my meditation session with her on Tuesday using the Calmapp. I found what she said very interesting and inspiring because I think that sometimes we only tend to see what is comfortable for us but not what we may work on in oder to shape our character to become that person we have always aimed to be.
The title of this story is ‘The streetlight effect’ and it comes from an old parable. Late one night a policeman sees an elderly man searching for something under the streetlight. The policeman approaches him to ask what he has lost. The man explains that he has lost his keys and they both continue looking under the streetlight together. After a short while, the policeman asks if he is sure he lost them here and the man replies: “No, I’ve lost them in the park!”. The policeman then asks: “Why are you searching here?!” and the man responds: “This is where the light is”.
So we are often tempted to look for a solution where it is easiest to look rather than going into the depths of the root causes of our problems. Our relationship is failing and we don’t want to deal with it, so instead we throw ourselves into our work. We have an interpersonal conflict at work and we don’t want the discomfort of a confrontation, so we just ignore the person. We are feeling down or dissatisfied and, rather than facing our pain, we seek escape in food, shopping or entertainment but these things only bring momentary pleasure and soon we are once again confronted with our difficulties.
We are habituated to looking outside of ourselves for answers but, when the problems we are facing is an internal one, usually the solution lies within and this is good news: we already have all that we need. We just need the insight and courage to confront our difficulties head-on. The truth we seek, the answers and solutions lie within. So it may be difficult to turn inward in time of challenge but this is the work of our practice. When we learn to stay and face fear and discomfort and open ourselves to experience, rather than shut down or turn away, we can be sure we’re digging in the right place. As Emma Tiebens said: Going inward. That’s the real work. The solutions are not outside of us. Get to know who you really are, because as you search for the hero within, you inevitably become one.
Ho scritto molte volte della mia app di meditazione Calm e oggi voglio raccontarvi di una nuova rubrica al suo interno. Si chiama The Spark, la scintilla, e ha fatto già breccia nel mio cuore. The Spark offre la possibilità di ascoltare brevi interviste, di circa 10 minuti, moderate da Steve Goldbloom. Ogni settimana sono disponibili nuovi contenuti e quelli caricati in precedenza rimangono comunque online. The Spark si ripropone di donare agli ascoltatori una nuova prospettiva portandoli a riflettere su determinati temi che ruotano attorno alla consapevolezza di se e degli altri. Nelle sue puntate Steve Goldbloom intervista atleti, imprenditori o leader e queste conversazioni regalano a chi ascolta sia motivazione che saggezza rafforzandone lo spirito. Come Tamara Levitt, che è la voce che conduce le sessioni di meditazione di Calm, anche Steve Goldbloom si racconta senza molti filtri mentre parla con i suoi interlocutori ed è stato proprio questo a catturarmi. Di Calm infatti a me piace molto questa caratteristica: chi modera i suoi contenuti sono persone normali che si descrivono in modo aperto apparendo così sincere e credibili nelle loro affermazioni. L’unico punto debole, se proprio devo trovarne uno, è che The Spark sia disponibile solo nella app e non sul sito web. Ho letto però che Calm sta lavorando per offrire questo servizio anche dal browser.
Tra l’estate del 2018 e la primavera del 2019 ho affrontato un periodo difficile. Un’esperienza professionale non andata come volevo e una serie di problemi di salute, non solo miei, mi hanno portata a vedere nero. Chi mi conosce sa che io di solito sono sorridente e positiva, affronto la vita con umore e sono capace far divertire chi mi circonda. Ecco di tutto ciò un anno e mezzo fa non riuscivo più a fare nulla.
Per mia fortuna avevo attorno a me un cerchio di persone fidate che non mi ha mollata un attimo dandomi sempre un motivo per alzarmi la mattina e riprendere in mano le redini della mia vita. Ho ho imparato ad accettarla con i suoi alti e bassi cercando di trovare dentro di me un equilibrio e proteggerlo a ogni costo.
Complice una bellissima vacanza di due settimane a maggio 2019 in Sicilia, di cui mi è stata affidata interamente l’organizzazione, mi ripresi.
Non solo, durante quella primavera un giorno, in pausa pranzo, ascoltai la Masterclass sulla gratitudine di Calm, la app che uso per meditare. In questa Masterclass Tamara Levitt, Head of Mindfulness di Calm, insegna diversi modi in cui trovare ogni giorno un momento per riconoscere ed esprimere gratitudine verso ciò che caratterizza la propria vita. Uno di questi metodi è tenere un diario quotidiano della gratitudine, quello che lei in inglese chiama Gratitude Journal.
Può sembrare una cosa esoterica, lo so, però il senso di tenere un Gratitude Journal sta nel prendersi ogni giorno del tempo per dare spazio a ciò che di bello c’è nella nostra vita e metterlo su carta.
Quando il giorno del mio 33esimo compleanno ad agosto 2019 una delle mie più care amiche, Katha, mi regalò un quadernino azzurro, pensai che fosse arrivato per me il momento di iniziare a illuminare ciò che di bello caratterizzava la mia vita.
Da allora, ogni giorno, scrivo sul mio Gratitude Journal. Come lo faccio? Verso sera, mi siedo sul divano, apro il mio quaderno (che nel frattempo è un altro, blu di 123 pagine) e scrivo dieci cose per cui sono grata cercando di essere il più specifica possibile e descrivendone quindi il motivo. Questo esercizio non dura molto: all’inizio, quando ancora tendevo a essere un po’ negativa, ci impiegavo però un po’ di più. Adesso in una ventina di minuti completo la lista scrivendo un GRAZIE al fondo della pagina.
A me praticare la gratitudine così ogni giorno aiuta e permette alla fine di ogni giornata di coglierne il lato positivo. Non scrivo solo di ciò che mi accade ma esprimo la mia gratitudine anche per cose che a volte tendevo a dare per scontate: la possibilità di farmi la doccia con l’acqua calda, lo sport, lo scegliere sempre cosa mangiare preparando piatti buoni e salutari e non essere costretta a mangiare sempre la stessa cosa solo con l’obiettivo di colmare la fame, i mezzi di trasporto che mi permettono di muovermi in città ed l’essere in salute e aver accesso a cure mediche di primo ordine nel caso qualcosa si incrinasse in questo senso. Ecco questi sono solo alcuni esempi di cose per cui io ora ho imparato a esprimere la mia gratitudine. La sua pratica inoltre mi ha permesso di coltivare quotidianamente quella che per me è una passione: la scrittura. Mi ha dato la possibilità di migliorare la mia capacità di espressione. Per questo a volte scrivo anche che di essere grata del mio momento quotidiano di gratitudine.
Nel caso vi troviate un po’ giù di corda a livello di umore, io non posso che consigliarvi di ritagliarvi questo spazio quotidiano. Vi permetterà di ricollegarvi con il vostro animo e metterà in prima linea ciò che di bello c’è nella vostra vita non prendendolo per scontato.
Qualora non sappiate che quaderno utilizzare, il mio, ad esempio, è di una marca tedesca, la Leuchtturm1917. Lo trovo molto comodo perché è leggero, ha la copertina di pelle ma flessibile, e lo posso portare con me anche in viaggio. Lo trovate su Amazon a questo link.
Meditare usando la app Calm lasciandomi guidare dalla voce di Tamara Levitt è una pratica che cerco di svolgere ogni giorno. Mi aiuta a calmare il flusso dei miei pensieri. Di solito lo faccio la sera: mi siedo sul mio cuscino arancione davanti alla finestra che da sul nostro balcone, butto un occhio verso la torre della televisione di Stoccarda e, quando mi accorgo che il mio mondo è in ordine, chiudo gli occhi e mi concentro sul mio respiro.
Ogni giorno la app offre la possibilità di riflettere su un tema differente meditando. La scorsa settimana Tamara Levitt ha illustrato la “No, thank you meditation” che è una delle mie pratiche preferite che cerco di implementare di più nel mio quotidiano. In poche parole si tratta di riconoscere i pensieri negativi, le preoccupazioni e le tendenze della nostra mente a buttarci giù, ringraziarli e rimandarli via dicendogli silenziosamente “Grazie ma non adesso”.
La ricerca di fonti di pericolo ha permesso all’uomo di sopravvivere fino ai nostri giorni. La nostra mente tende spesso a vagare ancora oggi perdendosi in pensieri negativi e creando problemi senza che ve ne sia la necessità. Questo risulta essere controproducente perchè non ci permette di godere in modo spensierato del presente. Perciò la “No, thank you meditation” è uno strumento utile per non permettere alle nostre preoccupazioni di prendere il sopravvento sulla nostra vita. Nel ringraziarle riconosciamo la loro importanza ma è nel dirgli di no che scegliamo di concentrarci sul nostro momento attuale.