Quando tu eri il mio eroe

Mio papà lavorava quando io ero bambina all’Unilever: era in carica di monitorare le linee di produzione dei dentrifici e degli shampoo. Lavorava su turni e andava in azienda in biciletta, passando per la via sulla quale dava la finestra della mia classe in quarta elementare. Io, quando faceva il turno pomeridiano, alle 14:00 lo aspettavo alla finestra e lo salutavo con la mano.

Un giorno, non mi sentivo bene con la pancia, e i miei compagni di classe dissero alla maestra che mio papà sarebbe passato a breve in bicicletta e che lo avrebbero potuto fermare dalla finestra per informarlo.

Mi ricordo che mio padre, sorpreso dal grido dei miei compagni, scese dalla bicicletta e si diresse a piedi verso il cancello della scuola elementare per portarmi a casa. Quel pomeriggio lo passammo in tranquillità: lui curò il mio mal di pancia con del tè al limone e io sentivo di essere al sicuro con lui al mio fianco.

Fra qualche giorno sarebbe stato il suo 77esimo compleanno e a me, quando si avvicina quella data, prende un po’ di malinconia. Cerco però di affrontarla con il cuore pieno di gratitudine per tutti quei momenti in cui lui è stato di fondamentale importanza nella mia vita.

Eri il mio eroe papà e il più delle volte né io né tu, presi dalla vita, ce ne accorgevamo. Oggi però ne sono definitivamente più consapevole.

Mio padre orgoglioso con la bandiera della nostra contrada a Gaggiano

Cose di cui essere grato

Fai così tanta pratica della gratitudine che tu sia in grado di apprezzare veramente le seguenti cose: dormire la notte in un letto con una coperta e un cuscino, l’acqua calda durante la doccia, il fatto che tu sia in grado con un interruttore di accendere e spegnere la luce ogni volta che lo desideri, che ogni volta che apri il rubinetto o che tiri la corda del wc esca dell’acqua e che nel supermercato vicino a casa vengano offerti così tanti prodotti alimentari, che per provarli tutti non basta un anno.

John Strelecky

La gratitudine è come un fiore: più te ne prendi cura, più sboccia dentro di te.

Goditi il momento

A volte tutto ciò di cui hai bisogno di fare una pausa dal sentiero logoro che stai percorrendo, sdraiarti con gli occhi rivolti verso il cielo, intrecciare le dita dietro la tua testa e goderti la grazia intorno a te.

Leo Christopher

Siamo spesso così presi dai nostri impegni e dai nostri obiettivi, che cerchiamo con ostinazione di raggiungere, che ci dimentichiamo di apprezzare il momento nel quale ci troviamo. Basta scendere dalla ruota della vita, che continua a girare anche se noi non ne siamo più a bordo, e fermarci ad ammirare il nostro ambiente attuale.

Abbiamo sempre tutto ciò di cui abbiamo bisogno dobbiamo solamente esserne più consapevoli.

A me, ad esempio, in estate piace sdraiarmi su un prato, con una coperta, guardarmi intorno e lasciare scorrere i miei pensieri concedendomi una pausa, magari accompagnata dalla lettura di un libro. In questo semplice gesto è nascosto un senso più profondo che per me è quello dell’arte di sapersi godere la vita.

Al parco dell’università di Stoccarda

Stai nel presente

Quando è stata l’ultima volta che hai guidato la tua macchina, sei andato in bicicletta o hai preso un treno in silenzio? Quando è stata l’ultima volta che eri totalmente immerso nell’attività che stavi svolgendo senza distrazioni? Puoi provare a essere un po’ più presente nel momento? Chissà cosa ci troverai.

Jay Shetty

Essere nel presente: una capacità che io cerco sempre di più di fare mia. Nonostante i miei tentativi però mi ritrovo proiettata o verso il passato o verso il futuro. La pratica della consapevolezza è un processo continuo: si ha sempre qualcosa da imparare. Essere presente nel momento attuale è il più grande regalo che ci possiamo fare perché ci permette di vivere la nostra realtà a pieno.

La frase originale di Jay Shetty nella app di Calm

Tieni stretto in mano il tuo destino

Quando ti svegli la mattina, dì a te stesso:

“Non trascorrerò questa giornata in modo passivo,

non farò solamente quello che mi dicono gli altri di fare.

Prenderò l’iniziativa e terrò stretto in mano

il mio destino”.

Haemin Sunim

Ci sono giorni nei quali la nostra mente ci induce a trascorrerli in modo passivo: o ci facciamo trasportare dagli eventi previsti o gettiamo direttamente la spugna e tiriamo su le coperte non iniziando neanche la giornata. In entrambi i casi arriviamo a fine serata con un senso profondo di insoddisfazione. Questo però non ci preserva dal decidere consapevolmente di nuovo di vivere alcune delle nostre giornate in modo passivo.

Siamo umani, quindi non perfetti, e la nostra mente impara da come agiamo. Se indulgiamo nella passività la troveremo a un certo punto una scelta più attraente perché è un terreno a noi conosciuto. Se invece decidiamo di andare contro alla corrente che la nostra testa cerca di farci seguire instaureremo un nuovo percorso. La forza viene incominciando e decidendo di prenderci carico del nostro destino in modo consapevole ogni giorno.

Qualora tu dovessi sentirti non motivato, cerca di sforzarti a fare il primo passo, trova una frase che per te funzioni e ripetila come un mantra per aiutarti a incominciare la tua giornata nel verso giusto. Non dare la tua vita per scontata, il tuo destino dipende dalle tue scelte.

Il tuo tempo scorre, fanne tesoro.

Una tradizione per me irrinunciabile

Se c’è una cosa che ricordo con piacere del mio periodo da stagista alla Bosch nel 2007 è, quando il mercoledì mattina, uscendo da casa, incontravo sul mio percorso delle donne che portavano con se un cesto in vimini. Curiosa come sono, ho scoperto che questa è una cosa tipica tedesca delle persone che vanno a fare acquisti al mercato settimanale. Il mercoledì era infatti giorno di mercato nella cittadina dove vivevo.

Da quando ci siamo trasferiti nel 2015 a Stoccarda, abbiamo iniziato anche noi a essere assidui frequentatori del mercato settimanale. Questo però è molto differente dal classico mercato italiano. In Germania al mercato si possono solamente comprare generi alimentari e fiori. A Weil der Stadt, la cittadina dove ora viviamo, il mercato è il sabato mattina e si possono trovare ad esempio bancarelle di frutta e verdura, una bancarella enogastronomica, una che vende il miele, un venditore di pesce, un panettiere, la macellaia, il fiorista e il signore del formaggio. Prima c’era anche un signore che vendeva le uova e la carne di pollo e tacchino ma è andato in pensione a metà dello scorso anno.

Andare al mercato il sabato mattina è per me diventata una tradizione: punto la sveglia relativamente presto, quando tutti gli altri ancora dormono, e mi dirigo prima verso il panettiere e poi alla Piazza del Mercato di Weil der Stadt. Compro principalmente prodotti per la colazione come i brezel, il formaggio e il burro fresco e poi vado dalla macellaia a comprare affettato e carne per il weekend. Ho sempre con me una lista delle cose che mi servono ma ogni tanto mi dedico un’attenzione in più e torno a casa con un bel mazzo di fiori. Un altro appuntamento settimanale è in inverno quello con l’alba alle 08:15 nella strada della stazione. Mi fermo sulla via di casa ad ammirarla. È un piacere iniziare così i miei fine settimana, rallentando e uscendo di prima mattina. Al mio rientro facciamo quella che io chiamo “Una colazione da re”.

La scrittura libera per guardarsi dentro

Da un anno e mezzo a questa parte, ogni mattina, mi ritaglio dieci minuti di tempo per scrivere su un diario digitale quello che mi impegna la testa. Ho iniziato a farlo perché avevo difficoltà a iniziare le mie giornate in modo positivo e, scrivendo i miei pensieri, ero in grado di buttare fuori ciò che avevo dentro. Non rileggo mai quello che ho scritto, lo salvo però nel documento di testo e il giorno dopo ricomincio da capo.

Questa settimana, sulla rivista tedesca Flow, ho letto un articolo proprio su questa pratica. L’esperta di scrittura creativa intervistata riteneva che esprimere in modo libero su carta i propri pensieri di prima mattina può essere terapeutico. Io posso affermare che con me ha funzionato: vivo ora le mie giornate fin da subito in modo differente e non vedo l’ora di aprire il file per guardarmi dentro e chiedermi come mi senta.

Scrivere è guardarsi dentro senza giudicarsi – immagine creata con Microsoft Bing

Una strategia per la gestione dei cambiamenti

Io non sono molto brava a gestire i cambiamenti.

In passato, quando mi capitava qualcosa di nuovo, la mia prima reazione era quella di agitarmi nel cercare una via per gestire la novità. Tendevo a chiudermi e a proteggere la mia situazione attuale bloccando il corso delle cose. Con il tempo però ho imparato ad applicare una strategia più costruttiva.

Taglio l‘elefante in piccole porzioni: mi concentro sul primo passo da compiere poi, a uno a uno, su quelli successivi.

Questa strategia mi permette di non perdere la calma di fronte a un cambiamento repentino, di accettarlo e di implementarlo piano piano nella mia vita di tutti i giorni. Mi da inoltre la possibilità di adattarmi alla nuova situazione rispettando i miei tempi. Non mi chiudo di fronte alla novità ma correggo il mio corso.

La vita è un continuo cambiamento e io, come un ruscello, ho deciso di adattarmi al suo corso, facendo una curva ma non permettendole di intaccare la mia direzione.

Le pietre nello zaino sono più leggere se condivise

Una volta un collega, che stava vivendo una separazione dalla sua fidanzata storica, mi disse di non voler caricare i propri amici del fardello dei suoi problemi. Io pensai subito che questa sua affermazione non fosse giusta.

Condividere il proprio percorso con gli amici più stretti è una delle cose più importanti nella vita. Gli amici sono in grado di prendersi carico delle pietre nel tuo zaino e di alleggerirti il cammino.

Ho scritto in passato diverse volte quanto sia importante crearsi una rete di supporto: non devono essere molte le persone che vi fanno parte ma devono soprattutto farci sentire bene. Proprio in questi ultimi giorni ne sto sentendo in prima persona l’importanza.

Sono infinitamente grata della presenza della mia rete di supporto nella mia vita, persone per me preziose quanto l’aria che respiro. A ognuna di loro va il mio grazie più sincero per il semplice fatto che ci sono, non giudicano, fanno il tifo e mi sostengono quando io barcollo.

Io non cammino da sola

La corona dell’Avvento

C’è una tradizione tedesca che io quest’anno ho deciso di fare mia. In Germania si usa, prima che incominci il periodo d’Avvento, comprare o fare a mano una corona dell’Avvento. Si tratta di una ghirlanda di sempreverdi con quattro candele, una per ogni domenica d’Avvento. Le candele si accendono, solitamente durante i pasti, una alla volta ogni domenica.

L’Avvento è un momento d’attesa e quest’anno l’attesa ha per me un doppio significato.

Ho sempre ammirato questa tradizione a casa degli altri e, per la prima volta, ho deciso di farla mia. Ho acquistato la mia corona al mercatino di Natale della scuola superiore di Weil der Stadt, sponsorizzando la gita fuori porta dei ragazzi della nona classe.

Io credo che mangiare a lume di candela dia al pasto una certa sacralità: non è scontato putroppo al mondo avere del cibo buono da consumare e di questo si dovrebbe essere grati ogni giorno, non solo durante l’Avvento.

La mia corona dell’Avvento