Portami alla stazione!

Se c‘è una cosa che mi caratterizza da sempre è uno scarso senso dell’orientamento.

Quando ero piccola, andavamo ogni anno per quasi un mese in vacanza a Cava de‘ Tirreni, la città di origine di mia madre, che si trova vicino alla Costiera Amalfitana. Facevamo sempre gli stessi percorsi andando a trovare a turno diversi amici e parenti. Mia sorella, quando avevo 10 o 11 anni, iniziò a notare che non prestavo assolutamente alcuna attenzione alla strada. Camminavo, saltavo e parlavo senza curarmi degli spostamenti. Iniziò allora a sfidarmi: „E adesso portami alla stazione!“, mi disse un pomeriggio. Io iniziai a sudare freddo: non avevo assolutamente idea di come muovermi. Lei lo trovava particolarmente divertente e non mi dava indizi. Impietosita dalla mia faccia triste mi aiutava dopo un po‘ a cercare la via.

Dominik invece ancora combatte nel farmi il quiz delle autostrade tedesche. „Dove si trova la A5?“, mi chiede ogni tanto, e io inizio a indovinare sparando città a caso. Sono informazioni che non vogliono entrare nella mia testa.

Quando guido io seguo Google Maps però, ogni tanto, qualche percorso lo imparo e, quando questo succede, sono molto orgogliosa di me.

La mia professoressa di italiano alle superiori diceva, giustificando la sua inettitudine alla guida: „Io scrivo poesie e suono il pianoforte, ho altri talenti!“. Ecco, anche io ho altri talenti però ora la strada per la stazione di Cava de‘ Tirreni la conosco.

La stazione di Cava de‘ Tirreni

Manuela

Manuela è entrata nella mia vita a metà luglio dello scorso anno. Avevamo un appuntamento telefonico alle 8:30 di un giorno lavorativo. Quando io l’ho chiamata, ha spezzato il ghiaccio dicendomi: „Signora Fradegradi, lei è puntuale come un muratore!“. Io mi misi a ridere e la strinsi subito nel mio cuore durante quella telefonata. Ci siamo incontrate di persona qualche settimana dopo e mi ha proposto subito di darci del tu.

Manuela è un’ostetrica che lavora in modo autonomo. Durante la mia gravidanza ho frequentato il suo corso di yoga pre-parto e, quando è nata nostra figlia, ci ha assistito a casa dal giorno dopo in cui siamo stati dimessi dall’ospedale. Per la prima settimana è venuta ogni giorno, anche di domenica, poi ogni due giorni. Di seguito le visite sono passate a essere più distanti l’una dall’altra.

Manuela è stata come un angelo per me, che vivo lontana dalla mia famiglia il cui consiglio nelle fasi critiche mi è mancato. Il suo modo pacato e dolce di rapportarsi con noi e la bambina è stato un balsamo per il cuore. Il suo consiglio professionale un grande alleggerimento.

Un giorno Manuela mi ha confidato il motivo per cui svolge questo lavoro: „Mi appassiona vedere i genitori crescere nel loro ruolo e prendere sempre più sicurezza nei loro mezzi“.

Ho deciso di non scrivere molto della mia gravidanza e del mio essere mamma però questo post è per me doveroso. Si può dire tanto del sistema sanitario tedesco ma questa cosa che a ogni donna incinta venga garantito il supporto di un’ostetrica professionista è davvero eccezionale. Quando si diventa genitori per la prima volta si è confrontati con dubbi e domande che solo un professionista può risolvere in modo corretto. Credo questo debba essere un diritto per ogni nuova famiglia.

Piccoli gesti gentili

Stamattina mi è successa una cosa particolare. Stavo andando al mercato scendendo una strada in discesa che porta alla piazza principale di Weil der Stadt. Mi sono accorta però che la via era bloccata per i pedoni e che le transenne erano posizionate in un modo che mi impediva di passarci con il passeggino. Mi sono fermata e, mentre pensavo a quale via laterale prendere, ho notato un signore anziano dietro una finestra che muoveva la mano per salutarmi. Era lì seduto vicino al davanzale della sua finestra, con il giornale aperto, a guardarmi in modo gentile. Mi sono sentita notata e ho subito ricambiato il saluto con un sorriso. Il suo sguardo gentile mi ha infuso un senso di fiducia nel prossimo.

Questo aneddoto conferma uno dei miei principi cardini: piccoli gesti di gentilezza possono cambiare l’umore delle persone a cui li rivolgiamo.

Un’immagine creata con ChatGPT che riproduce, più o meno fedelmente, la scena da me descritta.

Qual è la tua vitamina C?

In questo periodo sto ascoltando l’audiolibro Resilient di Rick Hanson. Lo faccio di solito mentre sfreccio col passeggino per le campagne di Weil der Stadt. La resilienza è un tema che ho potuto approfondire nel 2021 al lavoro da Endress+Hauser come obiettivo concordato con il mio capo.

È un tema che a me è particolarmente caro, di cui mi piace occuparmi e che io associo anche a tutto il lavoro sulla consapevolezza che sto facendo su di me e su queste pagine dal 2015, l’anno dopo che è morto mio padre e l’anno in cui mi sono licenziata dalla mia prima azienda in Germania. Ero capitata nelle grinfie di un capo-tiranno che ha praticamente distrutto il mio reparto per poi venire licenziato lui. Tardi, troppo tardi purtroppo per me che mi ero già scottata.

Nel libro Hanson scrive che nei periodi difficili quello che ci può salvare sono quelle che lui chiama „vitamina C“, ossia quelle abitudini o quei rituali che ci fanno bene all’anima. Le tradizioni che ci infondono una sensazione di pace interiore a cui possiamo fare ricorso facilmente quando le acque si fanno più movimentate.

La mia vitamina C è rappresentata in ordine di importanza da:

  • Sport
  • Scrittura
  • Meditazione
  • Camminare
  • Lettura

In autunno e, in generale, verso la fine dell’anno tutti abbiamo bisogno di una buona dose di vitamina C.

Non dimenticare di coltivare le tue buone abitudini quando sei stressato perché è proprio quello il momento in cui ti possono fare da ancora, permettendoti di fare una pausa dalla tua navigazione burrascosa.

Cose che si vedono camminando

Tira fuori sempre quello che ti impegna la testa

Se c’è una cosa che ho imparato nel mio percorso di vita è che i pensieri diventano più piccoli una volta espressi. Mi spiego: se c’è qualcosa che non ti da pace e la tiri fuori, sia questo confidandola a qualcuno o scrivendola su un quaderno, il tuo pensiero perde peso. Te ne sarai alleggerito.

Esprimere quello che ti turba è utile per non entrare in una spirale di pensieri da cui uscire da solo potrebbe risultarti difficoltoso. I pensieri difficili possono incatenarti e toglierti ad esempio risorse importanti come il sonno.

Ci sono scuole di pensiero che consigliano di mettersi un quadernino accanto al letto e, quando si rimugina sullo stesso pensiero non riuscendo a cacciarlo dalla testa, di annotare tutto nei minimi dettagli. Personalmente non ci ho mai provato però credo incomincerò a farlo perché nell’ultimo periodo mi girano tante cose nella testa che non mi facilitano la presa del sonno. Io ho preferito finora esternare i miei pensieri ad amici e famigliari fidati: non sempre mi ritrovo nelle loro risposte ma il confronto mi aiuta ad alleggerire il carico.

Qualunque sia il metodo scelto, l’importante è comunicare quello che ci tiene impegnati non restandone paralizzati.

Le mie amiche lo sanno: io non faccio messaggi vocali, faccio podcast.

Fai oggi quello che non dovrai fare domani

Forse ispirata dalle prime puntate della nuova stagione de Il Volo del Mattino, durante le quali Fabio Volo esorta i suoi ascoltatori a fare, scrivo questo post.

Sono tornata venerdì da due settimane di vacanza e il mio primo giorno a casa l’ho passato immersa nel fare. Sono andata al mercato e al supermercato, ho fatto partire due lavatrici, ho fatto sport e una passeggiata e poi mi sono motivata a passare l’aspirapolvere anche se non ne avevo voglia. Perché? Per farmi un favore: così non avrei dovuto farlo domenica potendomi godere una giornata in famiglia prima di ricominciare la routine settimanale.

È importante farsi dei favori come questo e rendersi la vita futura più facile. Perciò io mi preparo la colazione la sera prima e metto i vestiti sportivi a portata di mano, così da non esitare nella decisione di iniziare la mia giornata in modo salutare e attivo. Mi facilito le scelte giocando in anticipo.

I device odierni ci prendono in ostaggio, non ce ne accorgiamo e passiamo ore sui social media a scrollare. Per quanto mi riguarda, ho deciso che questo non è il modo in cui desidero vivere. Io voglio essere immersa in attività positive, creandomi una vita attiva e piena e lavorando in anticipo per rendermela più confortevole.

Ho deciso di scegliere con cura le attività che desidero fare e immergermi in esse al 100%, senza distrazioni e facendo il più possibile per facilitarmi la vita il giorno successivo. Così sono sicura di impiegare bene e in modo per me soddisfacente il mio tempo.

Oggi è ricominciata la mia routine e io sono di nuovo a passeggiare vicino a un campo di mais. Scegli bene come impiegare il tuo tempo: non è infinito.

Vai a camminare

Inizia ad andare più spesso a camminare.

Camina per ridurre il sovraccarico di pensieri.

Cammina per migliorare la tua condizione fisica.

Cammina per rilassare la tensione e lo stress.

Cammina per migliorare la lunghezza della tua attenzione.

Cammina per allontanarti dal tuo telefono.

Cammina per cambiare il tuo cervello.

Dal profilo instagram di Hal Elrod

Io vado tutti i giorni a fare almeno una passeggiata. Ne traggo solo benefici: mi sento più fresca con la mente, lascio girare i pensieri nella testa mentre mi muovo facendoli dissolvere, ho perso peso e mi sento più in forma perché camminare mi permette di mantenermi attiva fisicamente.

Penso non ci sia altro movimento più accessibile che una bella camminata. È un modo per prendersi cura di se.

E tu? Sei già uscito di casa oggi?

Persone casa

Ci sono persone che io definisco casa. Quelle con cui non è necessario mettere alcuna maschera, quelle che saltano con me da un punto all’altro di un discorso senza chiedersi perché siamo arrivati a parlare di questo o di quell’altro, quelle che si prendono tempo per me incastrando un incontro tra tanti impegni, quelle che quando ti abbracciano lo fanno in modo vero e sincero stringendoti forte, quelle che ti chiedono se ti hanno già dato un bacino perché della tua vicinanza sono felici, quelle con cui puoi parlare di tutto e sparlare di tutti e quelle che quando non vi vedete scambiano con te podcast a forma di messaggi vocali o desiderano essere chiamate alle 8:00 del mattino da te perché ai messaggi non stanno dietro.

Quelle persone sono per me casa e io non mi stancherò mai di essere grata della loro presenza nella mia vita.

Alla mia Tribù: grazie di esserci! È sempre bello vedervi.

Nelle campagne milanesi

Le origini te le porti dentro

„Se nasci in un posto non è detto tu debba morirci“. Questa frase l’ho ripetuta diverse volte nel corso della mia adolescenza e durante il mio periodo di studi. Era la mia filosofia e probabilmente anche quello che avrei voluto fare.

Provengo da Gaggiano, un paesino in provincia di Milano, il quale smise di essere il centro del mio quotidiano a 14 anni quando decisi di andare alle superiori nel capoluogo lombardo. Gaggiano è un paese molto carino e rurale: un’oasi felice alle porte di Milano. Io però non volevo più avere a che fare con le stesse persone che mi avevano accompagnata fino ad allora e aprire la mia mente incontrando gente differente. Si riveló la scelta giusta per me. Alle superiori incontrai persone d’oro che ancora sono presenti nella mia vita.

Quando all’università sognavo un lavoro che mi permettesse di viaggiare e vedere il mondo, anche Milano inizió a starmi stretta. In quegli anni feci la ragazza alla pari vicino a Lubecca e uno stage retribuito vicino a Stoccarda. Tutto a mie spese per non pesare sui miei genitori.

Trasferitami in Germania definitivamente nel 2012, iniziai a girarla per lavoro e per piacere. Diverse furono le mete dei miei viaggi: Berlino, Baden Baden, Heidelberg, Stoccarda, Siegen, Friburgo, Amburgo, Monaco di Baviera – per citarne alcune. Quando nel 2016 iniziai a viaggiare anche al di fuori dell’Europa, mi si aprì la mente del tutto. Mi trovai più di ogni altra cosa a mio agio a Leticia, una città della Colombia immersa nella Foresta Amazzonica, in cui la vita era semplice e senza alcun lusso. Da lì ho capito che a me per stare bene non serve molto. La compagnia giusta, del cibo, un tetto sulla testa e poca tecnologia.

Oggi però, ogni volta che vedo un campo di mais, penso a Gaggiano a quanto quel paese sia a me ancora così familiare. A quanto le mie origini siano così radicate dentro di me. Me le porterò per sempre dietro, non importa dove finirà questo mio viaggio chiamato vita.

Un campo di mais a Weil der Stadt

Al naturale

L’ho fatto! Sabato scorso ho buttato via il mio beauty case e tutti i trucchi al suo interno. Non li usavo da tempo e il beauty case non aveva un suo posto nel nostro bagno.

Il mio Instagram per un certo periodo mi ha proposto video di influencer che si truccavano usando lo smartphone come specchio. Ecco io non è che sia mai stata una persona che mette molto trucco. Una delle poche volte che ho messo la matita un ragazzo con cui uscivo mi disse: „Sei bella come il sole: non ti si può guardare!“. Mi fece sorridere anche perché io per prima mi sentivo scomoda conciata così. Non capivo quindi perché l’algoritmo credesse io fossi interessata a tutorial e a prodotti di questo genere.

Mi sono chiesta anche che tipo di modello di donna io volessi essere e cosa volessi trasmettere. Per me truccarsi è nascondere, credere magari di migliorare ma è fingere di essere qualcosa che non si è. Io non voglio più farlo. Preferisco mostrarmi a chi mi vede per come sono, ho le mie imperfezioni e mi va bene così. Forse fa parte del diventare adulti, accettarsi e amarsi per come si è. E non è solo una cosa importante, ma è addirittura fondamentale. Mi vedrete allora, se vi tocca farlo, sempre al naturale. Sarò comunque sempre bella come il sole, non mi illudo!