Poesia domenicale
Una poesia di St. Christamaria Schröter tradotta da Angela Fradegradi in italiano
Read More...Looking at the world with mindfulness and writing about it in all the languages I can
Una poesia di St. Christamaria Schröter tradotta da Angela Fradegradi in italiano
Read More...Sul concerto di Jovanotti non mi sento all’altezza di scrivere qui una recensione. Sono solo in grado di affermare di essere grata per aver assistito a questo spettacolo anche se, in realtà, non stavo troppo bene. Ho passato però due ore che mi hanno fatto provare qualcosa che assomigliava un po’ al big bang.
5.500 km in sella ad Alfred, così si chiama la sua bicicletta, partendo da Stoccarda in Germania e arrivando a Cadice in Spagna. Questo il viaggio raccontato da Tobias Traunecker mercoledì 22 marzo 2017 in una sala gremita del Waldhorn di Heimsheim durante un evento sponsorizzato dal negozio di biciclette Rad Sport Koch che lo ha supportato e consigliato nella sua impresa.
Il tour iniziato l’8 giugno 2016 e durato circa cinque mesi è il terzo del suo genere compiuto da Tobias: il primo viaggio è datato 2013 durante il quale il ragazzo ha pedalato da Stoccarda al festival Rototom di Benicassim vicino a Valencia e il secondo lo ha invece compiuto l’anno successivo sempre con destinazione Rototom ma partendo dal Portogallo. Dalle esperienze collezionate macinando chilometri di strada in bicicletta e dalla sua passione per viaggiare è nato il travel blog fernerleben.de sul quale il giovane ci fa rivivere l’unicità dei momenti vissuti raccontando ogni tappa percorsa. Non solo si possono consultare i suoi resoconti di viaggio in lingua tedesca ma è anche possibile leggere utili articoli con consigli sull’equipaggiamento necessario qualora si decidesse di partire per un tour di diversi mesi in bicicletta.
Percorrendo un itinerario a zigzag, Tobias Traunecker si era prefissato per la sua avventura del 2016 l’obiettivo di fare un cammino di Santiago per vie alternative. Passando dalla Svizzera, attraversando la Francia Meridionale per arrivare all’Atlantico e proseguendo per il Camino del Norte fino a Santiago di Campostela il ciclista ha continuato ancora una volta verso il Rototom di Benicassim per poi concludere a sud della Spagna nella città di Cadice. Non proprio mosso dallo spirito del pellegrino, il travel blogger era più incentrato sulla prestazione sportiva e sull’esperienza spirituale che secondo lui ognuno fa durante un viaggio di questo tipo.
Michi a Kehl, Max a Losanna, Charlotte sulla costa atlantica francese e Josie, anche lei in viaggio per la Spagna col camper e due cani: questi gli amici che ha colto l’occasione per visitare o incontrare durante il percorso. Pedalando è stato piacevolmente sorpreso dall’ospitalità straniera, dalle feste di studenti a cui non ha saputo rinunciare anche se aveva davanti a se 150 km il giorno successivo, da suoi colloqui con Alfred quando il vento o le condizioni del terreno non erano favorevoli, dagli sguardi dei cani randagi mentre li consolava con baguette e chorrizo e ovviamente dall’incontro con altri pellegrini con cui ha cantato e festeggiato la pienezza della vita.
Si è fissato limiti e li ha oltrepassati capendo che 130 km al giorno sono troppi, specialmente quando si è all’inizio e non si è ancora troppo allenati, però anche che 207 km in un giorno sono un traguardo possibile e da festeggiare ma che comunque prefissarsi di riuscire a pedalare per 3.000 km in 30 giorni è chiedere troppo a se stessi.
Tobias ha vissuto il suo momento spirituale più alto in un monastero nei Paesi Baschi dopo il quale ha deciso di non andare a visitare la cattedrale di Santiago di Campostela perchè sapeva sarebbe stata invasa da troppa gente e nella quale non necessariamente avrebbe provato un’emozione tanto forte come quella nel monastero.
Ha trovato un bastone da pellegrino per strada, ha avuto un incontro del terzo tipo con uno spaventapasseri con le sembianze di un alieno, ha visto la ‘fine del mondo’ al mare dopo Santiago che per lui ha simboleggiato l’inizio di un nuovo mondo, ha urlato contro il vento e ha subito il furto della sua amata fotocamera e per questo motivo di una settimana non ci sono foto.
Ha visto gli alberi di olive nella Francia meridionale, ha creduto di annusare l’odore australiano sull’Atlantico per poi accorgersi che c’era un cerbiatto morto al margine della strada, ha attraversato spiagge trascinando la bicicletta a mano, ha pedalato con 42 gradi di temperatura e ha conosciuto da vicino le misere condizioni e il triste ambiente di lavoro dei migranti che coltivano i pomodori spagnoli che serviamo sulle nostre tavole.
Stanco di vedere spazzatura sulle strade spagnole da lui percorse, l’ha raccolta, trasportata in bicicletta e depositata vicino a cestini dell’immondizia invitando inoltre il pubblico presente in sala a portare con se sempre una busta per raccogliere la sporcizia quando si va a fare una passeggiata cosicché la terra ne possa approfittare diventando un posto migliore.
Alla mia domanda: “Qual è la cosa più grande che ti ha trasmesso questo viaggio?”, il travel blogger ha risposto di getto dicendo una grande verità a cui spesso si fatica a credere forse anche un po’ per pigrizia: “Da questa esperienza ho imparato che se hai un obiettivo nella tua vita non devi dubitare, in qualche modo puoi stare certo che lo raggiungerai. Ci devi credere però e soprattutto metterti in moto per raggiungerlo“.
Il pubblico del Waldhorn è uscito sicuramente arricchito nello spirito e nella mente grazie alle parole di questo giovane così entusiasta della vita. Spero Tobias Traunecker riesca condividere i racconti dei suoi viaggi e delle sue esperienze in altre occasioni e in altri luoghi. Ascoltarlo ne vale davvero la pena.
Forse i pendolari tra di voi potranno comprendere la mia sorpresa e il mio dissenso dinnanzi a questa rigidità, frustrazione e amarezza intrinseche. Chi ha il pane, non ha i denti.
…Il treno arriva, il cartellino rosso con la A stampata viene estratto: buon lavoro anche a te, sconosciuta!
Lunedì sera ho aperto Facebook e vi ho trovato un messaggio del caro amico Mattia Zangrossi. Mi chiedeva di partecipare rispondendo ad alcune domande a un approfondimento che la sua associazione, Scegli Gaggiano, desidera condurre raccontando la storia dei giovani gaggianesi che hanno scelto di lasciare il paese per andare vivere all’estero.
Per me questa non solo è stata un’occasione per riflettere sulle ragioni della mia scelta ma anche per riconsiderare quanto ho lasciato. A quali conclusioni sono giunta? Quello che accade a Gaggiano e in Italia a livello politico ed economico non smetterà mai di interessarmi ma il centro della mia vita ora è un altro.
Se vi interessa leggere le mie risposte e consultare la rubrica Giovani gaggianesi nel mondo di Scegli Gaggiano cliccate su: http://www.scegligaggiano.it
Voglio andare avanti negli anni diventando come la signora di circa 75 anni che ho incontrato questa mattina sul treno per andare al lavoro.
Minuta con capelli corti e bianchi, occhiali con montatura leggera e nera, scarpe, giacca e zaino rossi e una piccola valigia nera. Era in viaggio verso l’aeroporto per partire per chissà dove.
Aveva uno sguardo attento e gentile che si è illuminato alla vista del sole e regalandomi un sorriso.
Ecco è proprio così che mi auguro di diventare, attenta e gentile ma soprattutto in grado di sorridere a una bella giornata di sole che solo la vita è in grado di regalarmi.
Tre mesi dopo il mio trasferimento lampo in Germania, avvenuto in soli otto giorni, mi sono resa conto che vivere nell’appartamento che in fretta e furia avevo trovato, senza visitarlo di persona da Milano, e che condividevo con altri tre ragazzi che davano un altro significato alla parola ‘pulizia’ rispetto a quello che davo io non era cosa buona e giusta.
Mi misi quindi alla ricerca di una nuova stanza e capitai una sera a cena a casa di Ursel per presentarmi e conoscere sia lei che la sua coinquilina Rui. Affermare che fui subito rapita dalle storie e dai racconti di queste due donne è dire poco. Benchè la nostra fosse solo una cena per conoscerci e vedere se una convivenza sarebbe stata possibile alla sua fine le ringraziai e dissi loro che per me era stato davvero un piacere aver trascorso del tempo insieme avere avuto la possibilità di conoscerle al di là di come si sarebbero decise.
Non solo la camera mi venne data in affitto ma con Ursel e Rui si instaurò un’atmosfera che non mi è proprio facile descrivere a parole e questo, a dire il vero, non mi accade troppo spesso. Nei quasi due anni di convivenza tra noi si instaurò un legame forte come in una famiglia. Le chiacchiere a tavola, dopo aver mangiato, erano lunghe e stimolanti.
In questo periodo trascorso insieme a loro, non solo sono cresciuta ma anche sono sbocciata come mi disse, poco prima che mi trasferissi nel mio primo appartamento da sola a Karlsruhe, Ursel.
In quella casa si sfornavano torte la domenica, si producevano tartufi e biscotti a Natale e c’erano sempre fiori freschi sul tavolo della cucina. Quest’ultima ‘tradizione’, dato il mio scarso senso di fiducia in me stessa nell’infornare dolci, la sto mantenendo anche adesso che vivo con Dominik a Stoccarda.
Quando ero alla ricerca di un nuovo impiego ho scoperto un negozio di fiori davvero particolare, dove i due proprietari non solo sono gentili ma sono anche pazienti soprattutto con me e il mio tedesco quando ogni volta gli chiedo: “Scusi, che bello questo fiore ma… come si chiama?”. Il negozio si chiama TwoForDeco e si trova a Stoccarda nella Schwabstraße, vicino a Hölderlinplatz.
Sono grata di avere incontrato sulla mia strada Ursel e Rui e di aver potuto trascorrere insieme a loro i miei primi due anni in Germania. Ricordo con piacere i momenti condivisi e sono contenta di applicare nel mio quotidiano questo e i tanti piccoli riti che ho imparato ad apprezzare vivendo insieme a loro come, per esempio, accendere una candela durante i pasti, dividere meticolosamente il bucato e meditare ogni giorno.
E voi quali tradizioni avete scoperto e applicate tutt’oggi grazie a persone incontrate durante il vostro percorso? Fatemi sapere che sono curiosa.
In questo periodo di inattività lavorativa ho arricchito la mia vita di molte esperienze dal significato particolarmente bello.
All’inizio di questo percorso mi sentivo sola, insicura e persa nell’elaborazione della perdita più grande che un figlio possa provare, quella di un genitore.
Ho deciso allora di rendermi utile alla mia nuova comunità del quartiere ovest di Stoccarda. Grazie al programma Nette Nachbarn (I vicini gentili) della chiesa di Sankt Elisabeth ho conosciuto e aiutato una bella famiglia italo-tedesca andando a prendere la loro piccola Alice all’asilo e riportandola a casa per tre pomeriggi alla settimana. Ogni sorriso che questa splendida bambina mi ha regalato ha un posto speciale nel mio cuore.
Ho condiviso momenti d’incanto con la persona con la quale spero di passare il resto della mia vita e che ho deciso di seguire qui a Stoccarda lasciandomi alle spalle un lavoro non più stimolante come all’inizio e cercando nuova avventura. Lui, Dominik, mi è stato vicino in questa fase non facile: mi ha corretto le lettere motivazionali con il mio tedesco non sempre all’altezza di essere chiamato tale, mi ha spronata a fare del mio meglio, ha saputo conosolarmi di fronte alle risposte negative e alla fine ha festeggiato il mio successo. E’ anche grazie a lui che il 1° giugno inizierò a lavorare come Project Manager in un’azienda di traduzioni coordinando i progetti di traduzione di un’importante azienda automobilistica.
Ho iniziato un tandem linguistico con una studentessa dell’Università di Stoccarda bravissima in italiano, Julia, dando inizio a una nuova bella amicizia. Siamo così diventate clienti fisse del bar Lumen, teatro dei nostri incontri, gustandoci per colazione le loro macedonie di frutta di stagione con e senza yogurt e il loro buonissimo cappuccino.
Ho iniziato la tradizione dei pranzi e del caffè con Katha il venerdì da me o da lei: un momento per stare insieme e per parlare di qualsiasi cosa ci venga in mente che ha rafforzato la nostra giovane amicizia.
Ho fatto una serie smisurata di chiamate su skype con mia mamma, scritto e chiamato mia sorella su Whatsapp, fatto il punto della situazione con Chiara dandoci forza a vicenda nel proseguire io nelle mie candidature e lei nel suo percorso di studi, ho scritto e-mail e messaggi alle mie amiche della Tribù, ho chiamato Cinzia a casa, ho ricevuto e-mail, lettere, bigliettini di incoraggiamento dalle due migliori coinquiline del mondo, Ursel e Rui, non ho mai mancato una telefonata del secondo lunedì del mese con Maria Carmela, ho gioito con Martina per la nascita di Margherita e ho risentito tante persone importanti che non cito per motivi di spazio ma che per me significano molto.
Ho soprattutto scoperto, o meglio ri-scoperto, di avere un lato spirituale molto forte. Ho iniziato a meditare e ho ricominciato a pregare. Ho preso parte a diverse preghiere di Taizé, ho scaricato la app di meditazione Calm appassionandomi al significato della consapevolezza e ho conosciuto Repa, una suora buddista, prendendo parte alle sue classi di meditazione del martedì in pausa pranzo.
In tutto ciò mi sono persa interiormente uno svariato numero di volte ma, buona notizia, mi sono sempre ritrovata e ho imparato non solo a chiedere aiuto ma ad affidarmi e a mollare la presa. Non sono arrivata, ho molta strada da fare ancora però ho una grande certezza che mi accompagnerà sempre nel mio percorso: non cammino sola.
Quello che mi sento di scrivere oggi è che non importa quanto buio ci sia nella vostra stanza, quanta sofferenza vi portate dentro o quanto male vadano le cose nell’ultimo periodo: non siete soli, i vostri cari e i vostri angeli vi proteggono. Dio vi guarda e non vi molla, sì perché un Dio c’è: io ci credo, non sarei qui oggi a scrivere questo pezzo se non ci fosse. Voi come me, non camminate da soli: non abbiate paura, fatelo questo primo passo. Il resto verrà da sè! Affidatevi.
Credi nella vita anche quando non ti va, quando sei giù e quando tutto non va come immaginavi. Credi nella vita perché i momenti sono passeggeri ma le sensazioni no: se ti senti male ora non vuol dire che fra poco, senza intraprendere alcuna azione, starai meglio. Solo concentrandoti su sensazioni e pensieri positivi la tua situazione momentanea migliorerà.
Credi nella vita, nei respiri, nelle pause e nelle passeggiate per schiarire i pensieri.
Credi nella vita che ti dona amore, amicizia e affetto: tre A per cui vale la pena lottare.
Credi nell’amore che ti fa sorridere, ti fa essere spensierato e ti insegna ad affidarti completamente a un’altra persona arricchendo la tua quotidianità di un valore e di una forza che non sono da sottovalutare. Amare è crescere, scoprire e donare per il puro scopo di veder ancora una volta quel sorriso e quegli occhi che tanto ci rendono così pieni.
Credi nell’amicizia, in quella vera ma anche in quella che delude. Aprirti a una persona amica ti alleggerirà il carico, ti farà vivere momenti preziosi e capire che di condividere storie, passioni e tempo libero con un amico ne vale sempre la pena. Non solo lo conoscerai meglio ma sarai in grado di esplorare il tuo essere in modo più profondo. Dalle delusioni in campo di amicizia trarrai una grande lezione: nella vita nulla dura per sempre. Farai allora tesoro di ogni momento bello condiviso, crescerai e andrai avanti non perdendoti d’animo. Un’amicizia è un’esperienza nella quale bisogna sempre investire. La perdita di un amico ti lascerà un vuoto che imparerai a colmare con il ricordo positivo del tempo passato insieme.
Credi nell’affetto ma soprattutto dedica del tempo ai tuoi affetti: fagli sentire che ci sei e che gli sei accanto, non importa quanto lontano tu sia. Fai attenzione alla qualità del tempo che dedichi a loro, sii te stesso e apriti anche quando non ti va, anche quando non vuoi dare né fastidio né essere di peso. Gli affetti più cari sono sempre con te e ti supportano in ogni fase della tua vita senza limiti perché ti amano incondizionatamente.
Credi nella vita che è, come disse un mio professore, stronza perché è improvvisa e sa creare sofferenza senza fare sconti. Credi nella vita perché il bello non è farsi il fegato amaro ma affidarsi, dare il massimo, rimanere positivi e non perdere la testa anche nelle situazioni più dure.
Credi nella vita perché la tua vita sei tu. Tu solo hai il potere di cambiarla e di creare la tua strada nel modo più opportuno. Non ti chiudere in te stesso: esci, stai in mezzo alla gente, leggi, canta e balla perché la vita è una e, una cosa è certa, saprà sempre sorprenderti. Sii attaccato alla tua vita perché ne vale sempre la pena.
Il campo è il mondo, nel mondo ci sei tu. Gioca!
Pescata a sorte da un sacchetto pieno di parole la notte di Capodanno: perseveranza è la mia parola per questo 2016.
Definizione dal Dizionario Treccani online
perseveranza s. f. [dal lat. perseverantia, der. di perseverare «perseverare»]. – Costanza e fermezza nel perseguire i proprî scopi o nel tener fede ai proprî propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta scelta: mostrare p. nel bene, nel male, nell’errore, nelle promesse fatte; studiare, lavorare, lottare con p.; seguire con p. una cura, una dieta, le prescrizioni mediche. In partic., nella teologia morale cattolica, virtù che impegna l’uomo a lottare per il conseguimento del bene senza soccombere agli ostacoli e senza farsi vincere dalla stanchezza e dallo sconforto.