La vita in questo particolare momento mi sta insegnando l’arte del lasciare andare.
Sul lavoro sto mollando la presa e sto traendo piacere a insegnare le mie mansioni a una ragazza giovane che mi sostituirà nella mia assenza.
È stato un percorso per me difficile quello di preparazione a questo momento. Ci sono però arrivata in un modo nel quale neanche io mi sarei immaginata, rimanendo particolarmente sorpresa delle mie risorse.
Lasciare andare richiede il coraggio di affidarsi, di sperare che quello che ci aspetta sia tanto buono quanto ciò che già conosciamo.
A fine novembre andrò in maternità e mi aspetteranno tanti altri bei compiti per cui spero di essere all’altezza. Sono fiduciosa anche perché so di non essere sola.
C’è del coraggio nel lasciare andare. Porta opportunità per delle nuove stagioni di crescita.
In estate, mentre aspettavo una mia amica davanti alla libreria Wittwer Thalia di Stoccarda, ho notato un cartellone pubblicitario che informava che il 17 ottobre ci sarebbe stata la presentazione dell’ultimo libro di John Strelecky alla Liederhalle. Siccome questa mia amica è stata la persona che mi ha fatto conoscere l’autore americano del libro Il caffè alla fine del mondo, appena è arrivata, le ho proposto di andare insieme a questo evento. Lei ovviamente ha accettato. A settembre abbiamo comprato i biglietti e ci chiedevamo se John ci sarebbe stato di persona, cosa che poi è stata confermata nei social media a pochi giorni dalla presentazione.
Il 17 ottobre, prima di entrare alla Liederhalle, lo abbiamo subito notato all’ingresso circondato da alcune persone: era inconfondibilmente lui con il suo cappello da esploratore. Mi è stato subito simpatico per questo suo modo di fare umile e per nulla pretenzioso. L’evento di per se è stata una chiacchierata informale con letture dal suo ultimo libro, che in tedesco è intitolato Zeit für Fragen im Café am Rande der Welt. Agli spettatori è stata anche data la possibilità di porre domande.
Il pensiero che mi ha fatto più riflettere è stata una frase che John ha detto relativamente allo sport: “Quando non abbiamo voglia di praticare una certa attività, questo è il segnale che ne abbiamo bisogno più che mai”. A dirgliela è stata un’ascoltatrice del suo podcast e John, riportandola, ha affermato che questa frase ha cambiato totalmente il suo modo di vedere l’attività sportiva. A me anche ha fatto questo effetto.
Durante l’evento John ha saputo intrattenere il pubblico raccontando episodi della sua vita e condividendo pensieri profondi sul senso della vita. Io, che avevo ascoltato l’audiolibro de Il caffè alla fine del mondo in un periodo di transizione per me non facile, il giorno dopo la presentazione l’ho scaricato nuovamente per ascoltarlo una seconda volta perché, come ha detto John, rileggendo un libro una seconda volta, a cambiare non è la storia raccontata ma siamo noi.
Ovviamente sia io che la mia amica ci siamo comprate alla fine dell’evento il nuovo libro che altro non è che la risposta di John Strelecky alle domande che gli sono state poste dall’uscita del suo primo libro a oggi sulla felicità, sul senso dell’esperienza umana e su come lui sia diventato autore. Un libro da leggere in modo speciale, non dall’inizio alla fine, ma in base alle domande che più catturano l’attenzione del lettore. Sono grata di aver partecipato alla sua presentazione di lancio e, quando sono uscita dal teatro, ero definitivamente più in pace con me stessa grazie alla calma che John Strelecky è in grado di infondere in chi lo ascolta.
Questa settimana ho avuto l‘occasione di parlare per la prima volta con una collega che conoscevo fino ad allora solo di vista.
Abbiamo fatto small talk e lei a un certo punto mi ha chiesto da dove venissi, io le ho detto dall’Italia e, più precisamente, da vicino Milano. La sua domanda successiva è stata: „E non ti manca?“.
Io quando mi pongono questa domanda combatto con me stessa. La mia risposta di getto è ovviamente affermativa e il pensiero va immancabilmente alle amicizie da cui mi dividono più di 600 km. Allo stesso tempo però sono consapevole che sono io ad aver fatto questo passo e che, dove sono ora, non ci sarei mai arrivata se non avessi mandato la candidatura a 1&1 nel 2012, stravolgendo la mia vita in otto giorni dalla loro risposta positiva dopo il colloquio.
Forse uno dei segreti dell’essere adulti è la consapevolezza delle nostre scelte. Siamo il loro frutto e sta sempre a noi accettarne il decorso o cambiarlo se non contenti.
Io so che ho messo una distanza tra me e la mia vecchia vita in Italia ma so anche quanto impegno e quanti sacrifici ho fatto per costruirmi una base in un paese per me straniero. In questi ormai quasi 13 anni ho combattuto molto per farmi una strada e, ogni volta che guardo indietro, sono orgogliosa del percorso che ho fatto. Perché?! Perché è il mio.
Non mi sento arrivata ma mi sento che posso godermi gli anni che mi aspettano perché sono della convinzione che l’impegno venga sempre premiato e che per tutti giunga sempre un momento del raccolto. Il mio è arrivato ora.
La luce che splende dentro di te è un riflesso molto più accurato di ciò che sei rispetto alle storie che tu sei solito raccontarti.
B Grace Bullock
Mi è capitato spesso, in passato, di raccontarmi delle storie, o meglio, di vedere la mia realtà filtrata attraverso una lente poco costruttiva. Tendevo a sottolineare l’importanza delle cose che non facevo come avrei voluto o che non mi davano il risultato sperato. Tutto ciò però era come un auto-sabotaggio. Era come avessi preso gusto a bacchettarmi per ciò che non facevo invece che concentrarmi sulle piccole vittorie che sarebbero state di gran lunga più soddisfacenti.
Con il tempo e molta auto-riflessione, ho imparato ad apprezzare i piccoli passi nella direzione giusta e a vedere i miei sforzi come abbastanza. Io tendevo sempre a pretendere troppo da me stessa invece di accontentarmi del risultato più che buono che portavo a casa ogni giorno.
Ho imparato che bisogna sempre fare fronte alle situazioni e che soprattutto quelle scomode vanno affrontate a viso aperto: solo così cresco. Solo così la luce che brilla dentro di me diventa anche per me visibile.
La testa, a volte, può essere il nostro più grande ostacolo e io ho imparato ad agire più di pancia e di cuore. Non mi sento però assolutamente arrivata, so che ogni giorno, scendendo dal letto, io ho due opportunità: nascondermi o affrontarmi. La prima per me non è più un’opzione.
Ho imparato che cadendo, sì, magari rischi di sbucciarti le ginocchia ma che da quella caduta imparerai sempre qualcosa e soprattutto troverai, con il tuo tempo, sempre la forza di rialzarti. La tua rete di sicurezza, ovvero le persone che senti a te più vicine, saprà esserti di grande supporto. Non vergognarti di aprirti con loro e di mostrarti fragile. Non c’è nulla di sbagliato in te. A volte basta sentire un’altra opinione per riflettere sulla propria.
Io cerco, a volte con grande fatica, di spegnere la testa e di mantermi attiva. Solo affrontando le situazioni per me più difficili rafforzerò quella luce che brilla dentro di me e sarò forse un giorno in grado di raccontarmi una storia differente.
La vita è una palestra: andando agli allenamenti tutti i giorni si diventa più forti.
Siamo come un vaso di fiori in fiore, dobbiamo solo crederci.
Quest’anno, dopo essere tornati a inizio gennaio dai Caraibi, non abbiamo fatto una vacanza vera e propria. Non era quindi una sorpresa che io mi sentissi ‘Urlaubsreif’ (matura per le vacanze), come dicono i tedeschi, da diverse settimane prima della nostra partenza a fine agosto.
Siamo stati un weekend lungo a Milano per poi scendere verso la Toscana. Qui abbiamo già visitato Volterra, Montepulciano e questa mattina siamo arrivati a Castiglione della Pescaia, la nostra penultima tappa.
In una sessione di meditazione ho sentito questa frase: “Molte cose funzionano meglio dopo averle staccate per un po’, anche tu!”. Io credo che questo sia tanto vero.
In questi giorni io mi sto concentrando sul ricaricare le mie batterie, sul visitare in modo consapevole posti nuovi, sull’interagire con chi non conosco e sul vivere nel momento in cui mi trovo.
Ci sono molte novità nella mia vita attualmente ma io ora cerco di rifiatare per affrontarle nel modo più preparato possibile. A piccoli passi si scalano anche le vette più ostiche: io ho deciso di continuare camminare in luoghi che non conosco e di godermene il paesaggio.
Ieri mi è successo di nuovo: non sopportavo di stare nella mia pelle. Avevo la luna storta e qualsiasi cosa io facessi non mi rendeva felice né tanto meno riuscivo a motivarmi a intraprendere attività in grado di migliorare la mia condizione d’animo. L’unica cosa capace di darmi pace era il pensiero di arrivare a sera, mettermi a letto, dormire e sperare oggi in un giorno migliore. Oggi però, se ci ripenso, mi arrabbio con me stessa perché il domani non è scontato. Non è automatico aprire gli occhi al suono della sveglia e vivere un nuovo giorno con la possibilità che questo sia migliore del precedente. Io mi occupo di consapevolezza da anni ma, a volte, sono davvero un disastro nel metterla in pratica. Lo so, sono una persona e, in quanto tale, faccio errori. Mi auguro però di vivere sempre il presente nel modo migliore possibile. Sulla mia scrivania al lavoro c’è, sotto il mio monitor, una cartolina che riporta in tedesco la frase: “Ora è il miglior momento”. L’ho posizionata lì dopo aver fatto un corso sulla consapevolezza e la resilienza in ufficio, come incoraggiamento a vivere bene nel mio presente. Ieri però ero in smart working e il reminder purtroppo non ha funzionato. Non abbiamo altro che il momento attuale ed essere padroni dell’arte di vivere è saper rendere il presente un bel posto in cui stare. Sono sicura mi capiteranno altri giorni nei quali non sopporterò essere io, spero solo di ricordarmi di questi pensieri e di essere in grado di cambiare il mio umore praticando attività che nutrono la mia anima e non aspettando un domani che non è detto arrivi.
Accorgermi dei cambiamenti della natura nel mio giardino: questo mi mette a posto.
Ci sono momenti nei quali non puoi fare altro che avere fede nella vita. Saprà infatti guidarti e portarti lì dove è giusto tu sia.
In questo periodo particolare della mia vita sto imparando a fare proprio questo: avere fiducia e farmi guidare dagli eventi e dalle situazioni che caratterizzano la mia quotidianità.
Mi sto affidando e spero tutto vada bene, se così però non dovesse essere sono consapevole che questo avrà il suo perché.
La mia storia la scrivo io ma non sono io a deciderla. Mi lascio trasportare.
Mentre non siamo in grado di dirigere il vento, possiamo aggiustare le vele (Bertha Calloway). Questo è proprio quello che sto imparando a fare.
Siamo al Black Forest on Fire, un festival musicale nella Foresta Nera, a cui da diversi anni partecipiamo.
Ieri sera, durante il concerto di Black Uhuru, ho assistito a una scena davvero particolare. C’era una signora anziana che se la ballava e se la cantava da sola. Festeggiava la vita con una vitalità insolita per la sua età. A pochi passi da lei il marito la osservava divertito. Io ho subito pensato che fosse per lui difficile tenere il suo passo e invece mi sbagliavo. Pochi minuti dopo li ho visti ballare mano nella mano godendosi la musica. Si divertivano insieme come una giovane coppia.
L’amore è proprio in grado di liberare energie che uno non si aspetta e questo a ogni età!
Ieri ero al corso di Pilates nella mia palestra, che ha luogo ogni mercoledì alle 19:15, e, guardando la trainer spiegare un esercizio, non ho potuto non notarli. Quegli occhi: mentre era immersa nella spiegazione, le brillavano gli occhi.
A me affascinano sempre le persone che, mentre svolgono la loro professione, trasmettono la passione che provano. Dovrebbe essere l’obiettivo di ognuno di noi quello di fare un mestiere nel quale possiamo fiorire come persone. La nostra sfera professionale occupa un arco importante del nostro tempo. Trascorriamo molte ore al lavoro.
Sentirmi realizzata a livello lavorativo e avere gli occhi che luccicano parlandone è un obiettivo che ho rincorso a lungo. Ora, a quasi 38 anni suonati, credo di averlo raggiunto ed è una bella soddisfazione. Di questo sono grata.
La passione per ciò che facciamo in fondo è così importante: è il motore che regola la nostra motivazione. L‘augurio che io faccio a ogni giovane professionista è quello di trovare un compito per cui far ardere la fiamma che ha dentro e soprattutto di avere la tenacia e la disciplina di continuare a cercarlo.
Io la settimana scorsa giocando a minigolf durante il nostro team event a Würzburg
Io ero una persona che manteneva volentieri le situazioni sotto controllo. Ad esempio mi faceva sempre molta paura guidare perché in strada non sono da sola e non ho alcuna influenza sugli altri guidatori.
Vivevo spesso nella mia testa lasciando che fosse lei a guidare le mie azioni. Una volta ho letto una frase in cui mi sono rivista immediatamente: “Nella mia vita io ho vissuto molte catastrofi, la maggior parte delle quali nella mia testa”.
Da qualche tempo però ho imparato ad affidarmi: se una cosa deve avvenire avverrà, questa è la mia nuova filosofia. Io posso fare del mio meglio ma la vita segue il suo percorso. Io ho deciso quindi di adattarmi al suo volere ed essere appagata comunque.
Credo che noi attraiamo quello che desideriamo e che la vita ce lo ponga davanti nel momento in cui siamo più pronti per affrontarlo. Ogni sfida che la vita ci presenta ci accade solo perché siamo in grado di gestirla.
Da quando la vedo così ho smesso di mettermi pressione. Sono più serena e contenta di ciò che riesco a raggiungere.
La perfezione non esiste e il controllo ci pone in una posizione difensiva. Io invece ho deciso di affrontare la vita a viso aperto, affidandomi al suo flusso: solo così sono in grado di viverla a pieno.
Stai facendo del tuo meglio e questo è abbastanza.