MBSR: come la meditazione e lo yoga aiutano la psiche

Sto ascoltando l’audiolibro ,Coming to our senses’ di Jon Kabat-Zinn, il padre della Mindful-based Stress Reduction Therapy (MBSR). Lo trovo estremamente interessante perché sottolinea l’importanza della meditazione e della pratica dello yoga per diminuire il peso di problemi mentali legati allo stress. Di questa convinzione sono anch’io perché l’ho sperimentato sulla mia pelle.

Nel 2013 le mie due coinquiline mi misero la pulce nell’orecchio dicendomi che la meditazione avrebbe avuto un grande effetto calmante sulla mia mente irrequieta. Siccome io di natura sono diffidente, ci sono voluti due anni prima che mi avvicinassi a questa pratica. Lessi un articolo sulla app di meditazione Calm, mi iscrissi e iniziai a praticare. Dieci minuti al giorno che hanno subito fatto per me la differenza. Mi appassionai così tanto che iniziai a frequentare a Stoccarda un centro di meditazione gestito da una suora buddista. Partecipai a qualche lezione con lei ma poi dovetti smettere perché trovai un lavoro distante e non ebbi più il tempo per andare a lezione di persona. La app però non l’abbandonai.

Pratico la meditazione con grande disciplina. Ogni sera mi siedo sul mio cuscino, chiudo gli occhi e mi lascio guidare prestando attenzione al mio respiro.

Con la stessa assiduità ho imparato a integrare nella mia routine lo yoga che, con le sue figure, mi permette di concentrarmi sul mio corpo e sul mio respiro senza pensare ad altro. Ogni mattina srotolo il mio tappetino e con un’altra app, che si chiama alo moves, mi esercito. L’ho fatto anche in gravidanza, fino al giorno in cui mi si sono rotte le acque, perché era per me fondamentale mantenere un equilibrio interiore in una fase così delicata. Non ho sofferto di alcuno sbalzo di umore ad esempio.

Oggi sono una persona molto più consapevole, saranno anche i quasi 39 anni e l’esperienza di vita accumulata, ma io credo che un ruolo importante nel mio equilibrio lo giochino proprio la meditazione e lo yoga. Consiglio quindi vivamente a chi si trovi in una fase particolare della vita, nella quale il peso psichico dello stress sembra essere insormontabile, di provare ad avvicinarsi a queste due discipline e ad approfondire il tema della consapevolezza e dell’introspezione. A me hanno salvato la vita.

Il mio tappetino e il mio cuscino da meditazione

Di nuovo in pace

Nel 2021, quando mi sono trasferita a Weil der Stadt, ho preso una decisione importante: sono uscita dalla Chiesa Cattolica. Ho sbrigato questa pratica al comune che ha inviato un’informazione alla chiesa della mia nuova città. Il parroco allora mi scrisse per chiedermene i motivi. Io non gli risposi.
Sono cresciuta con un’impostazione cattolica, ho fatto tutto il percorso e la fede per me è stata sempre importante. Mio padre era molto credente e fino al suo ultimo giorno ha vissuto la fede in modo attivo. Io credo in Dio, che per me è rappresentato nella forza della Natura e dell’Universo, e credo nei valori cristiani. Sono uscita dalla chiesa perché quella tedesca non mi rappresenta: ci vanno prevalentemente solo gli anziani, cantano canzoni con l’organo e non se ne capisce il testo e viene finanziata direttamente dai fedeli tramite tassa diretta sullo stipendio di ogni mese.
Faccio ancora fatica oggi a fare pace con me stessa per la decisione che ho preso e da allora provo difficoltà a relazionarmi con il mio lato spirituale. Ho passato un periodo nel quale mi sentivo persa sotto quel punto di vista. Mi sono ritrovata però nella meditazione.
Ieri sera mi è successa una cosa particolare: stavo meditando e a un certo punto, mossa dalle parole dell’insegnante di meditazione, ho iniziato a cantare nella mia mente il ‘Ti ringrazio mio Signore’, una canzone che io collego alla mia infanzia in chiesa. Mi sono sentita in un attimo come in una pace di sensi, come se qualcosa scollegato da tempo fosse ricomparso. Ho fatto poi attenzione al testo del ritornello di questa canzone e lo trovo davvero molto bello e pieno di speranza: mi sono riproposta di cantarlo a mente quando mi sento insicura. Lo condivido qui sotto qualora non lo conosceste o non ve lo ricordaste:

Ti ringrazio mio Signore
non ho più paura, perché,
con la mia mano nella mano
degli amici miei,
cammino fra la gente della mia città
e non mi sento più solo;
non sento la stanchezza e guardo dritto
avanti a me,
perché sulla mia strada ci sei Tu.

Per me racchiude un messaggio positivo: condividere la propria vita con gli amici rende più forti e meno soli perché mossi da una forza divina durante il nostro cammino.

Stoccarda vista dal Monte Scerbellino

Niente fango niente fiore di loto

Mi sono trovata molte volte a partire da zero ma questa volta mi risulta davvero difficile farlo. Nei momenti in cui mi manca il coraggio per affrontare questa situazione, mi trovo a ripetermi una frase che ho sentito in una sessione di meditazione: niente fango niente fiore di loto.

Come il fiore di loto trova la sua strada per uscire da uno stagno infangato, io spero di trovare la mia strada per uscire da qualsiasi percorso difficile la vita pone sulla mia strada.

Scrivere mi aiuta a riordinare le idee e a incanalare le energie, voglio riprendere a farlo qui su questo blog smettendo di nascondermi nel mio dolore. Voglio guardarlo in faccia a viso aperto.

A te che leggi e non sai cosa succede, non preoccuparti: sono solo in attesa di sbocciare nuovamente.

Fiori di loto, Colombia

Rallentando

Quando il tuo corpo

ti segnala di rallentare

non tirarti indietro.

Siediti,

respira e

vivi il momento

con consapevolezza.

Solo così sarai in grado

di ottenere una

perspettiva differente

sul presente e

un nuovo slancio

nel definire il futuro.

Riconosci i segnali che

il tuo corpo ti invia.

Insieme alla tua mente, lui è

parte importante di te.

Non cammino sola

In questo periodo di inattività lavorativa ho arricchito la mia vita di molte esperienze dal significato particolarmente bello.

All’inizio di questo percorso mi sentivo sola, insicura e persa nell’elaborazione della perdita più grande che un figlio possa provare, quella di un genitore.

Ho deciso allora di rendermi utile alla mia nuova comunità del quartiere ovest di Stoccarda. Grazie al programma Nette Nachbarn (I vicini gentili) della chiesa di Sankt Elisabeth ho conosciuto e aiutato una bella famiglia italo-tedesca andando a prendere la loro piccola Alice all’asilo e riportandola a casa per tre pomeriggi alla settimana. Ogni sorriso che questa splendida bambina mi ha regalato ha un posto speciale nel mio cuore.

Ho condiviso momenti d’incanto con la persona con la quale spero di passare il resto della mia vita e che ho deciso di seguire qui a Stoccarda lasciandomi alle spalle un lavoro non più stimolante come all’inizio e cercando nuova avventura. Lui, Dominik, mi è stato vicino in questa fase non facile: mi ha corretto le lettere motivazionali con il mio tedesco non sempre all’altezza di essere chiamato tale, mi ha spronata a fare del mio meglio, ha saputo conosolarmi di fronte alle risposte negative e alla fine ha festeggiato il mio successo. E’ anche grazie a lui che il 1° giugno inizierò a lavorare come Project Manager in un’azienda di traduzioni coordinando i progetti di traduzione di un’importante azienda automobilistica.

Ho iniziato un tandem linguistico con una studentessa dell’Università di Stoccarda bravissima in italiano, Julia, dando inizio a una nuova bella amicizia. Siamo così diventate clienti fisse del bar Lumen, teatro dei nostri incontri, gustandoci per colazione le loro macedonie di frutta di stagione con e senza yogurt e il loro buonissimo cappuccino.

Ho iniziato la tradizione dei pranzi e del caffè con Katha il venerdì da me o da lei: un momento per stare insieme e per parlare di qualsiasi cosa ci venga in mente che ha rafforzato la nostra giovane amicizia.

Ho fatto una serie smisurata di chiamate su skype con mia mamma, scritto e chiamato mia sorella su Whatsapp, fatto il punto della situazione con Chiara dandoci forza a vicenda nel proseguire io nelle mie candidature e lei nel suo percorso di studi, ho scritto e-mail e messaggi alle mie amiche della Tribù, ho chiamato Cinzia a casa, ho ricevuto e-mail, lettere, bigliettini di incoraggiamento dalle due migliori coinquiline del mondo, Ursel e Rui, non ho mai mancato una telefonata del secondo lunedì del mese con Maria Carmela, ho gioito con Martina per la nascita di Margherita e ho risentito tante persone importanti che non cito per motivi di spazio ma che per me significano molto.

Ho soprattutto scoperto, o meglio ri-scoperto, di avere un lato spirituale molto forte. Ho iniziato a meditare e ho ricominciato a pregare. Ho preso parte a diverse preghiere di Taizé, ho scaricato la app di meditazione Calm appassionandomi al significato della consapevolezza e ho conosciuto Repa, una suora buddista, prendendo parte alle sue classi di meditazione del martedì in pausa pranzo.

In tutto ciò mi sono persa interiormente uno svariato numero di volte ma, buona notizia, mi sono sempre ritrovata e ho imparato non solo a chiedere aiuto ma ad affidarmi e a mollare la presa. Non sono arrivata, ho molta strada da fare ancora però ho una grande certezza che mi accompagnerà sempre nel mio percorso: non cammino sola.

Quello che mi sento di scrivere oggi è che non importa quanto buio ci sia nella vostra stanza, quanta sofferenza vi portate dentro o quanto male vadano le cose nell’ultimo periodo: non siete soli, i vostri cari e i vostri angeli vi proteggono. Dio vi guarda e non vi molla, sì perché un Dio c’è: io ci credo, non sarei qui oggi a scrivere questo pezzo se non ci fosse. Voi come me, non camminate da soli: non abbiate paura, fatelo questo primo passo. Il resto verrà da sè! Affidatevi.