Il viaggio è la meta

Giovedì ho ripreso a viaggiare per lavoro dopo quasi due anni di pausa. Mi trovavo sul mio penultimo treno quando, a un certo punto, questo si ferma e io capisco che questi minuti persi potrebbero essere critici per raggiungimento della mia ultima coincidenza. Guardo nella mia casella di posta e trovo una mail della Deutsche Bahn, la ferrovia tedesca, che mi informa che non sarei riuscita ad arrivare in tempo a Kempten. Lì avrei dovuto prendere il treno per Nesselwang, la città nell’Allgäu dove c’è un centro di produzione della mia azienda a cui ero diretta. Inizia il panico alla ricerca di un’alternativa e nell’informare una mia collega che forse sarei arrivata in ritardo. Il conducente però fa una gran cosa: spinge sul pedale dell’acceleratore e recupera i minuti persi. Guardo di nuovo nelle mie mail e la Deutsche Bahn mi scrive che ce l’avrei fatta in tempo. Tiro allora un sospiro di sollievo, alzo gli occhi e vengo catturata dalla bellezza del paesaggio fuori dal mio finestrino. Vedo una chiesa rosa in mezzo al verde, poi un’altra bianca ancora più sperduta e delle mucche al pascolo. Improvvisamente mi sento così frivola: mi stavo veramente perdendo un paesaggio così bello per controllare se il mio viaggio fosse andato a buon fine. Mi impongo da quel momento di godermi il viaggio senza pensare troppo al raggiungimento meta perché, come ho letto una volta su una tazza, il viaggio è la meta.

L’alba vista dal balcone del mio hotel a Nesselwang