The Leonardo Project

Today I would like to share with you a story about the past. My past, when I was almost a teenager.

So we are talking about the 90s in Italy, when I attended the “Middle School” (it. scuola media, 10-13 years old). Since my parents were both working in the production and logistic of two multinational companies (Unilever and Artsana), they chose to send me to school in the afternoon by subscribing me to a particular new project.

The Leonardo Project

The name of this project was “The Leonardo Project”. Yes Leonardo as that Leonardo. What was it about? – You may ask yourself.

It was a full day school project. When I was lucky, I was able to be at home at 14:15 and when I was even luckier, I got the chance to stay at school for lunch and come back home at 16:15. Saturday was also a mandatory school day.

Why am I grateful about it even now when I live in Germany and I’m 36?! This question has a simple answer: I learned a lot of things at that time. Since I was good in school, I got the chance to learn Latin and German. I had the opportunity to learn to swim and play real hockey with my school mates. I had the first mobbing experiences because I was too sporty and the other girls too jealous. I had the possibility to learn art and art history. I felt passionate about writing and learned my mother language Italian in its depth. I could take part to a group of theater and even write a screenplay.

Giving your children to school care is always a good decision: you should never regret it or think you are an absent parent. I hope my mother and my father didn’t even think like this for a second.

Today is Thanksgiving Day in the US and I’m grateful about that time, that project, those teachers and my middle school. I’m grateful about my parents who decided a very good thing for my education. I’m grateful about my sister which helped me out in dealing with mobbing with extreme class. I’m grateful about those boys and girls who shared with me that time.

I didn’t forget.

Una perla sul Naviglio: la cascina Barera di Gaggiano

Lungo il Naviglio di Gaggiano si trova un posto magico. No, non è la fonte della giovinezza ma una cascina particolare gestita da due ragazzi giovani che sono fratelli. A Gaggiano sono conosciutissimi perché, oltre che essere belli dentro e fuori, sono seri e svolgono il loro lavoro in modo competente.

Si tratta della Cascina Barera e i due fratelli che la gestiscono sono Silvia e Matteo Viganó.

Da due anni circa, complice la terza gravidanza di Silvia, hanno ampliato il loro business e hanno aperto uno negozio-spaccio nel quale vendono una varietà di prodotti coltivati e preparati con le risorse che gli offre la terra.

Si possono comprare frutta e verdura fresche e cibi secchi (tra cui diverse varietà di risotto con ingredienti esiccati).

Di seguito vi propongo una bella intervista con Silvia Viganó che ci racconta come è nata e si è sviluppata questa idea.

Ciao Silvia, ti va di raccontarci brevemente l‘idea che sta dietro al nuovo progetto di orto a km zero che offrite tu e la tua famiglia alla cascina Barera?

Silvia: L’idea dell’orto è nata più o meno due anni e mezzo fa, quando sarei dovuta rientrare al mio lavoro d’ufficio dopo la terza gravidanza.
Ho iniziato a pensare di poter fare qualcosa in azienda che potesse rivolgersi a un pubblico e che riavvicinasse le persone ai sapori di un tempo lontano. Dopo due anni mezzo, è bello sentire la gratitudine dei nostri clienti perché hanno ricominciato a vivere la stagionalità. Andando al supermercato è ovviamente più facile imbattersi nelle zucchine a dicembre, venendo da noi, si apprezza solo ciò che la terra ci offre in un determinato periodo.

Quante persone collaborano in tutto con voi in cascina?

Silvia: A gestire questo progetto ci siamo io, mio fratello (Matteo Viganó, ndr) ed Enzo, un amico veramente esperto del settore.

A chi o a cosa non potreste rinunciare?

Silvia: La cosa che sto apprezzando di più è il poter vivere il mio lavoro all’aria aperta. Ovviamente non è sempre facile, in estate fa caldo, ci sono le zanzare e i moscerini. In inverno ci sono i geloni alle dita, però questo senso di libertà è impagabile.

Cosa ti spinge ad alzarti la mattina?

Silvia: Sentire le persone felici e soddisfatte di aver trovato una realtà come la nostra, ci riempie di gioia perché noi cerchiamo sempre di dare il massimo.

Come vi si può raggiungere: a piedi, in macchina, per te?

Silvia: Noi ci troviamo lungo il naviglio, a pochi km da Gaggiano. È possibile raggiungerci in bici o in auto. Inoltre offriamo anche la consegna a domicilio nel paese e nei paesi limitrofi.

Se questa intervista vi è piaciuta, andate a trovare Silvia, Matteo ed Enzo di persona a Gaggiano o prenotate i loro buoni prodotti telefonicamente o tramite le piattaforme social più comuni.

Indirizzo: Cascina Barera, 20083 Gaggiano MI, Italia

instagram: https://instagram.com/cascina_barera_km0?igshid=YmMyMTA2M2Y=

Facebook: https://www.facebook.com/0rtokm0

La vita è più lunga e più bella in campagna:

Casa

Casa è ciò che segna il corso dei nostri viaggi. Casa è ciò che ci lasciamo alle spalle sapendo di ritornarci alla fine del viaggio. Casa è anche quello che rende sicuro l’andare via.

Andre Aciman, “The Contrafactual Traveler,”

Io in questo senso mi sento di affermare di avere due case. Nella prima, quella di origine, ritornerò a breve e… c’è forse bisogno di aggiungerlo?! Ma sì dai: non vedo l’ora!

La mia Gaggiano

Camminare tra i campi

A me, che vengo da un paese di campagna a partire dal quale, a mio parere, la provincia sud-ovest milanese inizia a essere di una bellezza particolare, camminare tra i campi infonde una tranquillità di spirito.

A Gaggiano, il mio paese di origine, si cammina tra le risaie a Weil der Stadt invece, la città vicino a Stoccarda dove vivo da quasi un anno, ci sono campi di patate.

Camminare in campagna permette di osservare il ciclo della natura e i tempi dell’agricoltura. In Germania si possono inoltre ammirare le differenti tonalità di verde e di marrone nel paesaggio circondante. A me questo calma l’animo e meraviglia ogni volta.

Ieri c’era un bel sole e una temperatura piacevole e noi ne abbiamo approfittato per iniziare l’anno nuovo con una tranquilla passeggiata tra i campi e le colline intorno a Weil der Stadt, in direzione della sua frazione Schafhausen. Non potevamo scegliere modo migliore per incominciare il 2022.

I campi tra Weil der Stadt e Schafhausen

Mancanze

La prima volta me ne sono accorta nel 2014, quando durante una videochiamata con la mia famiglia, mio nipote Paolo, che allora aveva tre anni, sullo sfondo di quella che era la mia cameretta disse una cosa che mi fece sorridere ma anche riflettere. Aveva un telefonino giocattolo in mano ed esclamò improvvisamente: “Shhh! Non disturbatemi, sono al telefono con la zia Angy!”. Io ero la zia lontana, quella che viveva in Germania e a cui si telefona invece di andarla a trovare di persona per fare merenda insieme.

La stessa cosa l’ho notata nelle amicizie: una volta fuori dalla quotidianità delle persone a mie care, anche il nostro rapporto si è modificato. Io non ero lì fisicamente e quindi ero meno accessibile e meno presente nel loro immaginario. Questo è normale, nel mio di immaginario invece questi affetti continuavano a giocare lo stesso ruolo fondamentale di sempre. In fondo anche questo è normale: ero io a “essermene andata”, non loro. Con il tempo però anche in questo rapporto avevo raggiunto una certa dinamica che mi rendeva felice. Non mi sono mai sentita troppo lontana da nessuno, anche perché ci si vedeva spesso.

Mai come nell’ultimo anno sono stata assente dalla vita dei miei affetti più cari. Il 21.02.2020 è stata l’ultima volta che sono salita a Stoccarda su un aereo con destinazione Milano Malpensa. Un weekend da sola a Milano, proprio quando a Codogno si contava il primo decesso a causa del covid 19.

Mancare un anno da “casa” non mi era mai successo. Non vedere mia madre per un anno, mia sorella e suo marito, i loro bambini, le mie amiche e i miei amici di sempre. Non poter star seduti attorno a un tavolo a chiacchierare, a ridere e a prenderci in giro. Sentire la mancanza di mangiare una pizza insieme. Volere ma non poter giocare con le carte dei Pokemon con Paolo o sfoderare il “Fradegradi’s move” con mia nipote Francesca sulla pista da ballo (o meglio, in corridoio perché non so se insieme in discoteca ci lascerebbero rimanere a lungo). Non poter abbracciare chi mi sta a cuore o anche semplicemente non poterlo guardarlo negli occhi.

Io non voglio lamentarmi perché non è giusto, perché anche se lo facessi non cambierebbe niente.

Constato però che più passa il tempo e più ne sento la mancanza. Ho imparato a conviverci con questa nostalgia e a concentrarmi su quello che posso fare e controllare nel mio quotidiano. Così sorrido nel ritrovarmi a cercare su internet foto della mia Gaggiano in modo da poterle usare come sfondo su Teams al lavoro e fare streaming da lì, incuriosendo i miei colleghi. Ho imparato a mostrare la mia vicinanza mandando podcast (o audiolibri) alle mie amiche aggiornandole su tutto quello che succede nella mia vita e chiedendo notizie sulla loro. Non esco più ma faccio videochiamate come non ci fosse un domani, riempiendomi l’agenda di appuntamenti online con chi ne ha la voglia e il tempo.

Questa pandemia ci ha cambiato a tutti ma a tutto c’è una fine o una soluzione. Io spero presto di poter tornare a fare una delle mie passeggiate in solitaria preferite per Gaggiano e ad ammirare questo mulino nel parchetto.

Una foto del parchetto di Gaggiano, scattata durante la mia ultima visita a febbraio 2020

La mia esperienza di vita all’estero raccontata a Scegli Gaggiano

Lunedì sera ho aperto Facebook e vi ho trovato un messaggio del caro amico Mattia Zangrossi. Mi chiedeva di partecipare rispondendo ad alcune domande a un approfondimento che la sua associazione, Scegli Gaggiano, desidera condurre raccontando la storia dei giovani gaggianesi che hanno scelto di lasciare il paese per andare vivere all’estero.

Per me questa non solo è stata un’occasione per riflettere sulle ragioni della mia scelta ma anche per riconsiderare quanto ho lasciato. A quali conclusioni sono giunta? Quello che accade a Gaggiano e in Italia a livello politico ed economico non smetterà mai di interessarmi ma il centro della mia vita ora è un altro.

Se vi interessa leggere le mie risposte e consultare la rubrica Giovani gaggianesi nel mondo di Scegli Gaggiano cliccate su: http://www.scegligaggiano.it

Gaggiano
Gaggiano vista dal ponte vecchio