Nel dubbio esci a fare una passeggiata

Quando ero piccola passavo le giornate estive all’aria aperta. Appena arrivavano le 14:30 scendevo in cortile e iniziavo a chiamare “Silviaaa, Valeriaaa: scendete a giocare?!”, facendomi non solo sentire dalle mie due amiche ma anche da tutto il vicinato che paziente sopportava le mie grida. Così i pomeriggi scorrevano sotto il sole tra giochi di fantasia ispirati ai cartoni animati dell’epoca, come Occhi di gatto, e partite agguerritissime di pallavolo.

Di solito eravamo in quattro: io, Silvia, Valeria e la loro cugina Valentina che però ci raggiungeva un po’ più tardi perché abitava in un’altra via e veniva a trovare la nonna accompagnata dalla mamma in bicicletta. Io ero totalmente immersa in quello che più avanti avrei scoperto essere il mio ambiente preferito: l’aria aperta. Correvo, saltavo, facevo verticali ponte: insomma, non stavo ferma un attimo già allora.

Oggi, che le verticali ponte sono un ricordo lontano, non scendo più in cortile a giocare, un po’ anche perché mi prenderebbero per folle. Una volta terminata la giornata, ora che lavoro da casa, mi cambio, metto le scarpe ed esco invece a fare una passeggiata.

Mio papà era solito fare la stessa cosa finito il lavoro: scendeva in cantina, prendeva la bicicletta e andava a fare un giro per il paese. Quante volte le persone mi raccontavano di averlo incontrato in bici. Io invece cammino perché Stoccarda è piena di collinette e in bicicletta rimarrei ferma a metà salita, senza fiato.

Passeggio solitamente per il mio quartiere: ne osservo i cambiamenti, passo davanti ai negozi dove siamo soliti fare acquisti e ne saluto i proprietari se mi vedono. A volte mi siedo in un café e prendo qualcosa da bere. È proprio camminando per le vie del quartiere che ho scoperto un baretto gestito da italiani nella Johannesstr. che vende le sfogliatelle napoletane con ripieno di crema alla nocciola e gianduia.

Fiori scovati camminando

Spesso, mentre passeggio, ascolto un audiolibro, chiamo la mia mamma oppure mando messaggi vocali alle mie amiche: sì, ovviamente anche a Silvia, Valeria e Valentina che negli anni ancora non ce l’hanno fatta a liberarsi di me. Un’altra cosa che mi piace fare è osservare i fiori che addobbano i marciapiedi o gli ingressi dei palazzi e ne scovo sempre di belli.

Durante il periodo di restrizioni per via del coronavirus io avevo il terrore che anche qui venisse stabilito il lockdown e non potessi neanche uscire a fare una passeggiata. Per fortuna non si è arrivati a tanto e a me passeggiare ha reso la pandemia più sopportabile anzi ha contribuito a mantenere il mio equilibrio. Il mio programma preferito infatti, quando non sapevo quale attività intraprendere, è stato mettermi lo zainetto in spalla e andare a fare un giro.

È una cosa semplice in fondo ma è in grado di farti sentire immediatamente meglio perché sei confrontato con il via vai della vita in strada, hai altri input, ti muovi e respiri aria fresca. Una volta ho letto che tutti, anche gli adulti, avrebbero bisogno di scendere a giocare in cortile per scacciare i malumori e i brutti pensieri: a me oggi basta solamente uscire a fare una passeggiata.

WorldCitizen

Sono settimane che vorrei scrivere un post sulla canzone WorldCitizen di Jahcoustix e Shaggy.

Non so, da quando sono iniziate le misure per proteggere la salute legate al coronavirus, continuo a pensare a questa canzone e al suo messaggio. Perché secondo me, al giorno d’oggi, ha poca importanza da dove proveniamo: siamo tutti cittadini del mondo.

Io ho conosciuto la musica di Jahcoustix sentendolo cantare ormai cinque anni fa all’Africa Festival di Würzburg che è il più grande e il più longevo festival di musica africana in Europa. In realtà l’artista si chiama Dominik Haas ed è tedesco: penserete che con l’Africa quindi abbia a che fare poco. Invece no, per via del lavoro di diplomatico di suo padre, ha vissuto un po’ in tutto il mondo e questo, secondo me, si riflette nella sua musica. A me le sue canzoni mettono allegria e una voglia irresistibile di muovermi ballando e cantando.

In particolare trovo WorldCitizen una canzone dal messaggio molto bello che inneggia al senso di comunità che noi esseri umani spesso perdiamo di vista. Siamo tutti uguali: ora più che mai uniti. Il ritornello dovrebbe risuonare nella nostra mente ogni volta che ci sentiamo sconsolati: “I know we can make it cause the time has come“, so che ce la possiamo fare perché ne è arrivato il momento.

Io non so come stiate passando voi questi giorni, se mi state leggendo dall’Italia, probabilmente sarete chiusi in casa da oltre un mese. Io qui in Germania posso almeno andare ogni giorno a fare una passeggiata e godermi un po’ questa strana primavera.

Arriveranno giorni migliori, come si dice in spagnolo “animo!“, forza!

Rediscovering the importance of communities

I don’t know exactly what to write in a time like this, I just feel that I have to write something.

As you know I’m Italian from a small town near Milan and I live in Stuttgart, Germany. I was in my hometown from 21 to 23 february and visited my mum and friends as the first person died in Lombardy of coronavirus. That’s why I had to work the following two weeks from home in order to protect the health of my colleagues.

Staying home alone for me is always a challenge but I managed it very good: I even cooked and went for a walk during the lunch break.

I started immediately to follow more closely the Italian and German news. Thank God we live in a connected world so I had the possibility to stay in touch with my friends and family and stay updated about the consequences of the government directives on their immediate lives.

Last Monday I got back to the office and I don’t know exactly how the situation will develop in the next few weeks here in Germany. Baden-Württemberg is closing on Tuesday all schools and kindergartens at least till Easter. A lot of companies are enabling their employees to work from home also to take care of their children.

What I observed in this last period is the solidarity of the people both in person and online.

I was asked by a lot of people here about my family and loved ones in Italy and everybody seemed truly concerned and interested.

I heard on the Italian radio a lot of stories of people that keep going to their workplaces to enable the population to satisfy the basic needs.

I’m following the hashtag #resistereallabbruttimento started by the radio host Claudia de Lillo (@quielasti) on Instagram that offers the possibility to share photos or videos of activities at home in order to fight the discomfort. I have to say that Italians confirm their creativity sharing contents like baking cakes and biscuits, preparing pizza and focaccia, gardening, de-cluttering, doing sport, singing or playing instruments and a lot of games with children.

I also saw in some people the panic rising and this was obvious. I only hope that everyone will understand that fear and anxiety are not constructive feelings and will preserve their inner balance.

This difficult time is a challenge for us but we are facing it together.

I see it as a possibility to grow with my own family and in my neighborhood here in Stuttgart-West. Maybe it is a possibility to focus again on the importance of our communities and of the civic sense that in our capitalistic society got lost.

I already see a lot of solidarity here in Stuttgart-West. I follow online some local shops, restaurants and cafes that are building a community to help each other even if for them this is a period of great uncertainty. They all don’t know how long they will stay open. I see here also a lot of young people offering their help to elderly people as it happened in Italy.

I’m also proud to hear that people who understand Italian are reading a lot of Italian newspapers because they find them more informative. In my country the situation is serious but I think other countries are looking to Italy and taking example of it.

I’m very confident that we will handle this situation and, as I read in an article published by Repubblica, we will appreciate more our daily routine when we will have the possibility to get back to it.

After the rain comes the rainbow.

A rainbow on the Caribbean island of Dominica
A rainbow on the Caribbean island of Dominica