Prendersi il tempo di leggere i titoli di coda

Nel 2007 andai per la prima volta al cinema in Germania. Non ricordo bene se fosse a Stoccarda o a Karlsruhe: ebbene sì, la mia memoria di elefante mi sta abbandonando. So bene però con chi ci andai e cosa vedemmo. Con il mio coinquilino Daniel e Maria, una ragazza russa che faceva come me e Daniel uno stage alla Bosch Power Tools, guardai American Gangster con Denzel Washington.

Alla fine del film accadde una cosa particolare: nessuno in sala fece cenno di alzarsi, il pubblico rimase seduto a leggere i titoli di coda. Successe poi anche tutte le altre volte che andai al cinema in Germania.

Questa è una cosa, che in Italia non si fa quasi mai, io ho imparato ad apprezzarla. La trovo un gesto di rispetto per chi ha lavorato intensamente alla realizzazione del film.

Quasi vent’anni dopo, lo scorso novembre, mi sono ritrovata io a restare seduta dopo aver visto Lee Miller, un film su una fotografa americana della Seconda Guerra Mondiale. Era per me chiaro che sarebbe stata la mia ultima volta al cinema per un po’ di tempo e viverla, vedendo un film che, oggi con gli orrori che Israele sta commettendo a Gaza, è più attuale che mai, mi ha portata a pensare a quanta crudeltà l‘uomo sia in grado di compiere.

A chi narra i crimini di guerra come nel film di Lee Miller va tutto il mio rispetto e per questo leggerne i nomi nei titoli di coda o nei report dei telegiornali è il minimo che posso fare.

Il cinema di Weil der Stadt