Persone casa

Ci sono persone che io definisco casa. Quelle con cui non è necessario mettere alcuna maschera, quelle che saltano con me da un punto all’altro di un discorso senza chiedersi perché siamo arrivati a parlare di questo o di quell’altro, quelle che si prendono tempo per me incastrando un incontro tra tanti impegni, quelle che quando ti abbracciano lo fanno in modo vero e sincero stringendoti forte, quelle che ti chiedono se ti hanno già dato un bacino perché della tua vicinanza sono felici, quelle con cui puoi parlare di tutto e sparlare di tutti e quelle che quando non vi vedete scambiano con te podcast a forma di messaggi vocali o desiderano essere chiamate alle 8:00 del mattino da te perché ai messaggi non stanno dietro.

Quelle persone sono per me casa e io non mi stancherò mai di essere grata della loro presenza nella mia vita.

Alla mia Tribù: grazie di esserci! È sempre bello vedervi.

Nelle campagne milanesi

Le pietre nello zaino sono più leggere se condivise

Una volta un collega, che stava vivendo una separazione dalla sua fidanzata storica, mi disse di non voler caricare i propri amici del fardello dei suoi problemi. Io pensai subito che questa sua affermazione non fosse giusta.

Condividere il proprio percorso con gli amici più stretti è una delle cose più importanti nella vita. Gli amici sono in grado di prendersi carico delle pietre nel tuo zaino e di alleggerirti il cammino.

Ho scritto in passato diverse volte quanto sia importante crearsi una rete di supporto: non devono essere molte le persone che vi fanno parte ma devono soprattutto farci sentire bene. Proprio in questi ultimi giorni ne sto sentendo in prima persona l’importanza.

Sono infinitamente grata della presenza della mia rete di supporto nella mia vita, persone per me preziose quanto l’aria che respiro. A ognuna di loro va il mio grazie più sincero per il semplice fatto che ci sono, non giudicano, fanno il tifo e mi sostengono quando io barcollo.

Io non cammino da sola

Condividi il tuo carico

Nella vita ti accadono cose così strane che, a un certo punto, inizi a dubitare che qualcosa giochi contro di te. L’arte sta nel costruirti una rete di sicurezza, fatta di persone pronte a sorreggerti quando le tue forze vacillano. Quel nucleo di persone imparerai a tenertelo stretto, a seconda delle fasi si allargherà o si snellirà. Sarai tu a farne la selezione all’ingresso.
Quando il gioco si fa duro non dubitare mai della tua forza perché, non a caso, si dice che le sfide vengano presentate a chi le sa affrontare. A ogni cosa c’è una soluzione e non c’è nulla di male nell’alzare la mano chiedendo aiuto.
Una volta una persona mi disse di non voler caricare i suoi amici del fardello dei suoi pensieri. Io, lì per lì, non capii perché secondo me a questo servono gli amici: ci alleggeriscono il peso e condividono con noi il percorso.
Se mai dovessi arrivare a pensare che il tuo carico emotivo è troppo pesante per essere condiviso con la tua rete di sicurezza, cerca aiuto altrove. Rivolgiti a specialisti: fare una terapia psicologica è sinonimo di crescita. Imparerai molto su di te e sul tuo modo di agire. Avrai la possibilità di guardarti dentro confrontandoti con una persona esterna e per questo obiettiva.
Che sia con un amico o sulla poltrona di uno studio, tira sempre fuori ciò che pensi e che ti occupa la mente oscurandola. Condividere il tuo bagaglio emotivo non è mai un errore, farsi un bel pianto a volte può fare miracoli sempre che, asciugandoci le lacrime, riconosceremo i nostri occhi nello specchio. Non lasciare che il buio oscuri la loro luce.

Io e le mie più care amiche ci chiamiamo Tribù

Celebrando

Un weekend fuori porta, a festeggiare l’amore di due cari amici. Dormire in una camerata con persone di cui conoscevo solo il nome. Mangiare bene ma non esagerando. Chiacchierare con quegli amici che ormai da anni hanno un posto fisso nel mio cuore e ammirare le loro bimbe crescere. Rendermi conto che non sono l’unica che si spaccia per più vecchia di quello che è: questi 38 anni che ho ancora da compiere mi accompagnano già da inizio anno e non me ne capacito. Chiacchierare con persone nuove e trovarle tutte molto interessanti. Ballare e cantare.

La vita e l’amore vanno sempre celebrati e non c’è niente che ci faccia sentire più vivi e più felici.

La location del matrimonio

Impasta che ti passa!

“Io, quando mi sento giù, mi metto a impastare”, questa frase di una mia cara amica mi è rimasta impressa nella memoria. Era un tardo pomeriggio di febbraio di qualche anno fa quando me la disse al telefono.

Qui a Stoccarda è un mese che piove quasi ininterrottamente e questo si riflette sul mio stato d’animo. Cerco sempre di far svoltare le mie giornate in modo positivo ma, quando guardo fuori dalla finestra, mi prende lo sconforto. Non demordo però, non vi preoccupate. Ho imparato con gli anni ad apprezzare di più quando il tempo è sereno, non facendomi scappare l’occasione di fare una passeggiata.

Oggi non piove ma il cielo è grigio e, ripensando alla frase della mia amica, ho deciso di preparare una focaccia. Sono quindi andata al supermercato in bicicletta a comprare gli ingredienti che mi mancavano. Ho tirato fuori la nostra macchina da cucina e mi sono messa a impastare. Il grigiume non è diventato uno stato d’animo e io mi sono sentita bene passando il pomeriggio in maniera attiva. Ho, inoltre, anche qualcosa da portare domani per il brunch che faremo a casa di amici. Ho preso insomma due piccioni con una fava!

E tu cosa fai quando ti senti un po’ così?

L’impasto della mia focaccia

Non è sempre facile

Chi ha scelto di vivere lontano dal luogo dove è cresciuto probabilmente si ritroverà in queste parole.

Quando a febbraio 2012, in otto giorni, presi la decisione di trasferirmi e lavorare a Karlsruhe, in Germania, non mi era del tutto chiaro cosa questa scelta implicasse.

Ricordo che i primi otto mesi li trascorsi così concentrata a superare il periodo di prova da 1&1 che non sentii la necessità di ritornare a Gaggiano, il mio paese di origine nella provincia di Milano. Le mie migliori amiche di sempre, allora, mi fecero la sorpresa più grande e più bella che io abbia mai ricevuto e affrontarono un viaggio a stretto contatto per arrivare a citofonare un nevoso sabato di fine ottobre al portone del mio appartamento condiviso. Avevano organizzato tutto senza dirmi niente e io mi sentii così felice di averle nella mia nuova realtà di vita.

La vita qui con gli anni mi ha regalato persone ed esperienze nuove che mi hanno arricchito il cuore. Mi ha tolto a 27 anni però una persona così importante come mio padre e affrontare la sua perdita da sola e lontana dai miei famigliari è stata un’esperienza a sé. Sul mio 27esimo anno di vita potrei scrivere un romanzo: è stato l’anno più brutto e più bello della mia vita. Ho perso papà e ho trovato un compagno di vita.

La lontananza non mi permette di essere presente nella vita dei miei nipoti né tanto meno di instaurare un rapporto profondo con i figli delle mie più care amiche. Sono la zia e quell’amica della mamma che si vede due o tre volte l’anno. Sì, perché col tempo ho dovuto imparare che le vacanze dal lavoro sono un momento di riposo, scoperta e rigenerazione e il tornare a casa durante quei giorni costa molta energia. Io desidero vedere tutti e tutti desiderano vedere me così che i rientri richiedono un vero e proprio talento nel project management.

La mia strada qui in Germania è stata scossa diverse volte dal terremoto di una malattia che mi accompagna da quando ho 19 anni e con cui ho imparato a convivere qui, in un’altra lingua e lontana da certi affetti che mi avrebbero reso il percorso forse un po’ più leggero.

La strada che ho scelto è la mia, mi è costata molto ma mi riempie di orgoglio. Non è sempre facile mantenere questa scelta e ci sono giorni, non ultimo questo martedì, nei quali mi viene in mente di mandare tutto all’aria. Non lo faccio e non credo sarei mai in grado di farlo perché so quanta fatica ci ho messo per arrivare dove sono oggi.

La vita è fatta di scelte importanti che ci conducono a diventare adulti. Non voglio affermare che non si debba tornare indietro sui propri passi, perché a volte fare un passo indietro significa farne due in avanti. La mia scelta però di vivere in Germania è per me indiscutibile, non sono in grado di immaginarmi altrove. Provo però sempre una certa nostalgia quando qualcuno racconta di aver passato la serata o il weekend nella sua città di origine con famiglia e amici di sempre. Per me questo non è così a portata di mano.

Della scelta presa a cuor leggero 11 anni fa posso oggi affermare di esserne più consapevole. La mantengo e ne sono grata, anche se a volte mi risulta difficile, onorando i sacrifici compiuti finora: non sono definitivamente stati invano.

Così mi piace immaginare sia la mia strada di vita

Scintille

Quando la nostra luce si spegne viene ravvivata da una scintilla di un’altra persona. Noi tutti abbiamo motivo di provare gratitudine per quelle persone che hanno saputo accendere la fiamma che è dentro di noi.

Albert Schweitzer

Non c’è tesoro più grande nella vita che un gruppo di amici stretti. Gli amici, quelli veri, non giudicano ma desiderano semplicemente condividere con te il percorso di vita.

È chiacchierando con un amico che puoi fare uscire i pensieri dalla tua testa trasformandoli in confidenze. Così facendo, ti sentirai più leggero e potrai magari cambiare il tuo punto di vista, ascoltando la sua opinione. Un amico è infatti in grado di farti guadagnare fiducia in te stesso sottolineando le tue qualità.

La capacità di coltivare le amicizie è un’abilità che dovrebbe essere di fondamentale importanza nell’educazione dei bambini. È proprio in tenera età e nella prima adolescenza che si formano legami forti.

Personalmente mi ritengo davvero fortunata per la rete di amicizie che ho costruito negli anni. Credo che è anche grazie ai miei amici che io ho imparato a conoscermi meglio nel tempo, valorizzando i lati positivi del mio carattere. Questo perché gli amici, in un certo senso, definiscono chi e come siamo. Sono, come sostiene Schweitzer, in grado di portare luce dentro di noi quando a prevalere è il buio permettendoci di nuovo di brillare.

Siate grati delle persone che avete intorno, non prendetele per scontate ma festeggiate ogni momento condiviso. Solo così vi sentirete colmi dell’unica ricchezza che fa bene al cuore: l’amore.

La fiamma che c’è in noi a volte necessita di una scintilla altrui

L’antidoto contro la solitudine

“La solitudine è uno stato di stress che ha impatto sulla nostra salute fisica e mentale. Si può combattere coltivando relazioni di amicizia profonde. È di fondamentale importanza parlare con gli amici di salute, di sconfitte e della propria situazione finanziaria mostrandosi come si è realmente” – a sostenerlo Arthur C. Brooks, noto esperto di felicità. Brooks afferma inoltre che mantenere i contatti con i propri amici in modo frequente può allungare l’aspettativa di vita.

So per esperienza che la vera amicizia costa impegno e costanza. Non conosce confini e può salvarti la pelle quando le cose non girano nel verso giusto. Non sei solo tu a scegliere i tuoi amici: anche loro hanno deciso di condividere con te questo percorso straordinario chiamato vita. Lo hanno fatto perché il cammino insieme è più piacevole.

Quando ti senti solo sappi che non lo sei. È solo una proiezione dei tuoi pensieri a cui non per forza devi credere. Prendi in mano il telefono: è sempre il momento giusto per chiamare un amico!

Siamo come fiori: non cresciamo mai da soli

Da 10 anni vivo un sogno in compagnia

Da ragazzina avevo due sogni: il primo era diventare giornalista e il secondo era trasferirmi in Germania. Dopo aver capito relativamente in modo veloce che per diventare giornalista in Italia avrei dovuto sacrificare la mia indipendenza economica, nel 2011 mi trovai a inseguire solo il sogno di una vita in Germania. Allora, a 25 anni, non volevo assolutamente arrivare a 40 e chiedermi: “Come sarebbe stato se avessi veramente provato a viverci?!”.

Un po’ just for fun iniziai a candidarmi a posizioni aperte in Germania. Nel 2012 la prima azienda che mi invitò a un colloquio di persona mi offrì un contratto che io, senza esitare, firmai. Ecco che in otto giorni, il 13 febbraio 2012, feci forse il passo più coraggioso della mia vita e mi trasferii a Karlsruhe, nel sud-ovest della Germania.

Da dieci anni sotto un altro cielo

Da allora a oggi sono passati dieci anni e tante sono le lezioni che ho imparato lasciandomi alle spalle famiglia e affetti e scegliendo di vivere a più di 600 km di distanza da loro.

Quando ti allontani da quella che hai sempre definito, e continuerai a definire, casa sei confrontato con tante sfide. Uscendo dalla quotidianità dei tuoi affetti, diventi la voce da lontano e, senza neanche accorgertene, le relazioni cambiano. Il che però non vuol dire che peggiorino, anzi, impari a guardarle con un occhio differente e addirittura ad apprezzarle di più. Questo perché ti rendi conto che le persone a cui tu tieni di più ci sono sempre e mantengono il loro ruolo principale nella tua vita, che prende magari un’altra forma.

Se non mi fossi trasferita qui avrei inoltre perso l’occasione di conoscere quelli che ora per me sono i miei amici vicini, che hanno arricchito la mia vita in molti modi: perché le amicizie che scegli in età adulta le selezioni con la pancia e con il cuore.

In questi dieci anni ho imparato a camminare da sola, a cadere e a rialzarmi prontamente grazie al supporto della mia rete di amici vicini e lontani. Ho capito in fondo solo grazie a questa esperienza che amicizia significa esserci in modo incondizionato.

Con tutti gli amici che mi accompagnano sul mio cammino brindo oggi ai miei ultimi dieci anni da sogno. Grazie!

Quando entri nel cuore di un tedesco

Mi ricordo come se fosse ieri il periodo iniziale nella mia prima azienda a Karlsruhe, in Germania. Ogni mattina aprivo la porta dell’ufficio dove lavoravo, un open space condiviso con una ventina di persone, e volenterosa mi avventuravo in un cordiale saluto, dicendo: “Hallo!” o “Guten Morgen!”. La reazione dei miei colleghi è quella che impresse in modo significativo questo ricordo nella mia memoria. Avete presente nei film western le balle di fieno che rotolano?! Ecco più o meno questa era l’immagine che visualizzavo in attesa di una risposta che non arrivava. La stessa cosa capitava quando mi congedavo la sera. Per dovere di cronaca c’è da aggiungere che io con questi colleghi non lavoravo a stretto contatto però da italiana cordiale, abituata a parlare anche con i muri, questo loro non rispondere ai miei saluti mi scioccò e non poco.
Con il tempo però capii che i tedeschi sono come un motore diesel: ci mettono un po’ a ingranare nelle relazioni interpersonali. Queste sbocciano piano piano come le rose in primavera.

Un tedesco prima ti scruta, studiando ogni tua reazione e ogni tuo atteggiamento, poi al ritmo che ritiene più opportuno però si apre facendosi conoscere con cautela sempre più. Quando arriva a sentire che tu sei una persona a cui poter dar fiducia e con cui vale la pena approfondire la relazione, ti stringe nel suo cuore e da lì è quasi impossibile uscirne. L’affetto che ne scaturisce è reciproco e proprio sincero. Ti permette di donare ma soprattutto di ricevere ancor di più, in modo incondizionato. Ne nasce un’amicizia di un’eccezionale profondità, a cui tu non vorrai rinunciare e di cui ti sentirai grato e onorato.
Grazie al fatto che, nonostante le barriere culturali iniziali, io abbia comunque sempre mantenuto un atteggiamento aperto, rispettando i tempi e gli spazi altrui, ho potuto stringere in questi ultimi anni amicizie sincere e importanti con persone tedesche. Sono certa che queste mi accompagneranno per molto tempo nel mio cammino di vita.
Infine la cosa che trovo più incredibile, riflettendoci, è che questa cautela nell’instaurare amicizie la rivedo un po’ sia in me stessa che in altre persone straniere che vivono da diverso tempo qui in Germania. Sarà questo quello che si intende con integrazione?

Per me questa è l’amicizia: camminare sempre uno accanto all’altro.